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Il nuovo Governo è da poco entrato nel pieno del suo esercizio e si è incamminato sulla tortuosa strada del problema dell’immigrazione, scatenando le ire dei «radical chic» che hanno tacciato il nostro Ministro degli interni come razzista e xenofobo, paventando un ritorno alle leggi razziali. Questo è un problema che va affrontato anche alzando la voce perché in questi anni siamo diventati, con il beneplacito degli altri Paesi Europei, il porto di approdo di migliaia di persone provenienti da vari Paesi africani e non solo. Non ci nascondiamo dietro ad un dito, dicendo che l’Europa ci ha lasciato soli. Ogni Stato ha badato più al suo orticello nazionale che al bene Europeo, tanto qualcuno che accoglieva c’era ed eravamo noi. Le istituzioni europee non si sono dimenticate, però, di tirarci le orecchie ricordandoci ogni volta che il Bilancio italiano va riportato in pareggio. L’Italia è Europa quando si tratta di conti e non lo è quando si tratta di migranti. Delle due l’una o siamo Europei sempre o non lo siamo mai.

Diciamoci la verità l’Europa ha una identità comune Europea come l’Italia è una nazione coesa. Ne una ne l’altra cosa. Purtroppo l’Europa è un insieme di Stati che fanno ognuno i propri interessi nazionali. E l’italia – è la storia che ce lo insegna – non è Nazione perché nel suo dna storico non esiste una nazione Italia. Basta leggere l’excursus storico italiano. Mentre una Francia, una Germania, un’Inghilterra dopo la caduta dell’Impero Romano hanno costruito idee di stati Nazionali, l’Italia è sempre stata tenuta divisa da una parte per gli interessi dello Stato Pontificio che non voleva un’Italia unita e dall’altra per le guerricciole che i Comuni prima e le Signorie poi hanno sempre sostenuto uno contro l’altra sempre badando al proprio orticello. E oggi ci meravigliamo di essere a questo punto? Quando un Presidente dell’Inps si permette di sostenere che abbiamo bisogno dei migranti per rimpinguare le casse esangui dell’Inps, mente a se stesso. Perché? Molto semplicemente perché le casse dell’inps di questi anni sono piene di crediti di artigiani e commercianti, create da iscritti che hanno aperto la partita Iva ma non hanno mai versato un contributo. Gli unici contributi versati veramente sono quelli dei dipendenti perché versati, quasi sempre, dai datori di lavoro per conto loro. Potrei farvi un elenco lunghissimo di persone, extra Ue e non solo africani, che in questi anni hanno aperto la partita iva, si sono iscritte all’Inps e Inail, ma non hanno pagato un euro di contributi alle casse dell’inps. Tanto non avevano nulla da perdere in quanto nullatenenti. Ma facevano bene concorrenza sleale abbattendo i prezzi a scapito di chi le tasse e l’inps le ha pagate o dichiarate.

Diciamo la verità una volta per tutte. L’inps, è una assicurazione e come tale esiste. Essendo una assicurazione ciò che risquote negli anni lo elargisce alla fine del periodo contributivo sotto forma di pensione. Se versi tanto prendi tanto se versi poco prendi poco. Non ce né per nessuno è una logica matematica. Conosco una miriade di persone, e qui parliamo di Italiani, che hanno versato i minimi contributivi e oggi pretenderebbero di prendere pensioni d’oro. L’inps è al fallimento non per queste persone ma per coloro che non hanno versato un euro e che oggi si vedono riconosciute pensioni da favola o per coloro che in tempi non sospetti hanno lavorato solo 15anni sei mesi e un giorno e prendono la pensione oggi, per lo Stato sociale cioè coloro, i furbetti del quartiere, che falsi invalidi hanno percepito fior di soldi per invalidità inesistenti a discapito di coloro che essendo veri invalidi magari non sono stati riconosciuti tali. E qui noi Italiani siamo maestri. Questo perché, perché non esiste un concetto di nazione, noi Italiani siamo i furbetti del quartiere.

E che dire del Direttore dell’Agenzia delle Entrate che si lamenta che la rottamazione delle cartelle esattoriali non è stata il “bum” che si pensava, o meglio più del 40% di grandi debitori che ha aderito alla rottamazione poi non ha versato le rate concordate. Io mi chiedo, e già lo scrissi in passato, come puoi pensare che uno che ha debiti con l’Erario per più centinaia di migliaia di euro che non è riuscito a pagare in tanti anni, e che però ha dichiarato, altrimenti non esisterebbero le cartelle esattoriali, possa rientrare dal suo debito in 5 rate in un anno e mezzo di tempo. Ribadisco, non era forse meglio pensare una rottamazione a misura di azienda. Chi ha tanti debiti paga in tanti anni, come se facesse un mutuo e se non rispetta allora si che deve essere pignorato. Io credo che non sia un’idea di un genio ma semplice buon senso. Il fisco avrebbe riscosso molto di più e non avrebbe rovinato e rovinerà molte aziende che saranno obbligate a chiudere.