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KARASCIO’ al corso di scrittura poetica di Mogol

“Gentile Paolo Piccoli, il Maestro Mogol ha trovato particolarmente alta la qualità dei suoi testi e ha deciso di invitarla, come Autore, al Primo Corso di Scrittura Poetica di Mogol e Anastasi” È con questo lusinghiero messaggio che il cantautore della Piccola Orchestra Karasciò Paolo Piccoli è stato invitato il prossimo 10 giugno ad Avigliano Umbro (TR), nella Tenuta dei Ciclamini, ospite della Scuola CET di Mogol per il Primo Corso di Scrittura Poetica di Mogol e Anastasi.

Questo corso è di fatto un importante e unico seminario a numero chiuso che si svolgerà sotto forma di laboratorio dove i docenti, Mogol e Anastasi, lavoreranno direttamente sugli scritti di ciascun partecipante: Piccoli avrà perciò l’onore di leggere, commentare e analizzare, proprio in occasione del suo compleanno, due testi tratti dall’ultimo disco della band bergamasca “Qualcosa mi sfugge” uscito il Novembre scorso e edito per RadioCoop. Giulio Rapetti in arte Mogol, tra i maggiori poeti del ‘900 e sicuramente il più importante poeta della storia della musica italiana al quale la Siae ha certificato la vendita di 523 milioni di dischi nel mondo, sarà affiancato nella docenza da Giuseppe Anastasi uno dei suoi allievi prediletti e uno dei maggiori autori contemporanei che si è aggiudicato per ben due volte il Festival di Sanremo con i suoi testi. I due brani selezionati per l’analisi sono:

Tabula rasa – Questo brano non è altro che un’idea assurda nata da un desiderio semplice: quello di poter scendere dal treno in corsa della vita per poter rifiatare, immaginando di cancellare dalla mente tutto quanto vissuto fino a quel momento, per riprendere una sorta di verginità intellettuale ormai perduta. È un’idea folle e paradossale, siamo ciò che siamo anche e soprattutto per ciò che abbiamo vissuto, ma a volte il desiderio di resettare tutto è più forte di qualsiasi logica. La canzone, da cui verrà tratto il nuovo video della band, nel 2017 è stata già finalista del Premio Bertoli e semifinalista al premio DeAndrè.

A canzoni non si fan rivoluzioni – Questo brano è una provocazione, un po’ come dire che la musica, le canzoni e più in generale l’arte, di fatto non servono a nulla. Forse è vero, ma tutto dipende dalla prospettiva con cui guardi la cosa. Forse le canzoni non salveranno il mondo, ma sicuramente sono in grado di cambiare le persone, e le persone possono cambiare il mondo.

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