Ha preso il via il processo per la morte di Manuela Bailo, la giovane sindacalista bresciana uccisa dal suo collega di lavoro Fabrizio Pasini, entrambi in servizio alla Uil che si è costituita parte civile, nel luglio dello scorso anno: i due erano amanti.
La scomparsa di Manuela è stato il giallo che ha caratterizzato l’estate bresciana. Il suo corpo è stato ritrovato 15 giorni dopo, nascosto in una vasca per liquami in una cascina abbandonata. Ce l’aveva messo Pasini, che dopo aver ucciso Manuela, se n’era andato in vacanza in Sardegna con la famiglia. In tribunale questo lunedì 10 giugno c’erano tutti i familiari di Manuela: mamma Patrizia e papà Elvio, la sorella Arianna che alla fine dell’udienza si è alzata in piedi, gridando e piangendo: “Ti rendi conto di quello che hai fatto, di quello che ci hai tolto!?”. Lo ha detto rivolgendosi a Pasini, che non ha proferito parola. E non ha nemmeno alzato gli occhi. La tesi dell’accusa è chiara. Pasini avrebbe sgozzato la donna con un coltello; poi avrebbe caricato il cadavere in macchina per portarlo ad Azzanello, dove verrà ritrovato successivamente. I due erano amanti da tempo. Forse Manuela voleva convincerlo a lasciare la moglie. La notte della tragedia lui aveva mentito alla madre dei suoi figli, dicendo che voleva stare vicino a un amico che non stava bene. E invece era con Manuela. L’omicidio si sarebbe consumato a Ospitaletto, nella casa della suocera di Pasini che, subito dopo, è andato in vacanza in Sardegna con la moglie e i figli. Ma i Carabinieri erano già sulle sue tracce e lo hanno tenuto d’occhio a distanza dai carabinieri che già sono sulle sue tracce. La difesa di Pasini sostiene che Manuela non è stata uccisa volontariamente: i due sarebbero tornati a casa per riprendere gli occhiali, che verranno poi ritrovati sul comodino. Tra loro si sarebbe scatenato un acceso diverbio, culminato poi con la rovinosa caduta dalle scale di Manuela. Accidentale, ma letale: la ragazza sarebbe morta così, dopo uno spintone. E i segni della lama sul collo? Incidente di percorso, nel momento in cui il corpo sarebbe stato prelevato e trasferito. Ora è il tempo dell’attesa: il 22 novembre la prossima udienza. A gennaio 2020 l’attesa sentenza.