Nel 2024, secondo i dati INAIL, le donne che hanno denunciato un infortunio sul lavoro in provincia di Bergamo sono state 4.463, con un aumento del 3,2% rispetto al 2023 (4.324). Questa cifra rappresenta il 34% del totale degli infortuni denunciati nel 2024, pari a 12.965. Va considerato che la forza lavoro femminile è ancora soltanto un terzo del totale complessivo (circa 160 mila su quasi 500 mila). Quindi l’incidenza degli infortuni che hanno colpito le lavoratrici è molto più alta.
Gli infortuni avvenuti in occasione di lavoro sono stati 3.576, mentre quelli in itinere (durante il tragitto casa-lavoro) sono stati 887.
I settori più colpiti sono sanità (576 infortuni) e manifatturiero (392 infortuni). Il commercio e la ristorazione, con 562 infortuni, sono i settori che registrano il maggiore incremento rispetto al 2023 (+53%).
La fascia d’età più coinvolta è quella tra i 50 e i 60 anni, con 890 denunce.
Le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2024 sono state 227, in calo rispetto alle 244 del 2023. Complessivamente, nella nostra provincia le denunce di malattia professionale sono state 1.002. Le patologie più frequenti tra le lavoratrici riguardano l’apparato osteomuscolare, con 62 casi segnalati. Sono stati inoltre denunciati 3 casi di mesotelioma.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, è fondamentale ribadire il diritto universale alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Il miglioramento delle condizioni di lavoro richiede sforzi continui, tenendo conto delle specificità di genere.
“È essenziale che nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e nelle azioni di prevenzione si consideri la dimensione di genere. In caso contrario, si rischia di sottovalutare o addirittura ignorare le donne come lavoratrici. Quando si parla di sicurezza sul lavoro, spesso si pensa agli uomini impiegati in settori ad alto rischio, come l’edilizia o l’agricoltura, mentre si presta meno attenzione ai pericoli affrontati dalle donne, ad esempio nel settore dell’assistenza sanitaria. Un’analisi approfondita delle condizioni di lavoro mostra invece che anche le donne affrontano rischi significativi sul lavoro” dichiarano Annalisa Colombo, responsabile politiche di genere e Angelo Chiari, responsabile sicurezza della CGIL di Bergamo.
“L’organizzazione del lavoro deve garantire la tutela della salute e sicurezza di tutti, rispettando le specificità delle donne anche nell’adozione dei DPI (dispositivi di protezione individuale) che spesso sono pensati solo sulle caratteristiche fisiche maschili. È necessario ridurre i carichi fisici e migliorare la gestione dei turni per favorire la conciliazione tra vita lavorativa e personale, riducendo così la fatica fisica e i problemi psico-sociali.
Servono misure concrete per: diminuire i rischi e favorire la rotazione delle mansioni; incentivare, dove possibile, il lavoro da remoto su base volontaria; ridurre i carichi di lavoro, il peso dei sollevamenti, i ritmi intensi, il lavoro straordinario e i movimenti ripetitivi; promuovere investimenti in innovazione. La sicurezza sul lavoro deve essere un diritto garantito per tutte e tutti”. Dichiarano ancora i due sindacalisti.