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Indagini e alibi sulla morte di Diva Borin

A quasi venti giorni di distanza, ancora non c’è la soluzione al giallo della morte violenta, per strangolamento, di Diva Borin, 86 anni, trovata senza vita nel suo appartamento in via Ballini ad UragoMella lo scorso 2 marzo poco dopo le 13.30 da Salvatore Spina, amico tuttofare, dipendente di un supernmercato, che aiutava l’anziana.

Gli inquirenti si stanno concentrando soprattutto sui particolari: tutte le persone che frequentavano l’abitazione dell’anziana sono state ascoltate. In particolare, Salvatore è stato sentito per oltre 5 ore: era, infatti, unodi famiglia. Lo dimostra l’ultimo testamento depositato da un notaio, che prevede che il 70% del denaro e il 50% della casa vadano proprio a Salvatore. L’uomo è stato in grado di dimostrare ogni spostamento compiuto tra venerdì sera (quando probabilmente la donna è stata uccisa) e sabato, giorno del ritrovamento del cadavere. Anche Christian Boron, figlio dei figlio di Diva, morto 26 anni fa in un incidente stradale, che recentemente si era riappacificato con la nonna, ha ricostruito i suoi movimenti proprio tra venerdì 1 e sabto 2 marzo. I telefoni di Salvatore e di Christian confermerebbero la versione agli atti, mentre non è stato trovato il cellulare di Diva Borin, sparito dopo l’ultima telefonata di venerdì sera con la moglie di Salvatore. Nella casa della donna a Urago Mella sono state trovate molte impronte, ma nessuna appartiene a persone estranee alla vita della 86enne. La soluzione del giallo, per ora, pare ancora lontana: per ora, la casa dell’anziana resta sotto sequestro e la salma ancora a disposizione della magistratura.

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