Uno dei problemi più frequenti al mare è il contatto con i tentacoli della medusa contenenti delle sostanze urticanti che provocano una reazione infiammatoria cutanea acuta con comparsa di eritema, gonfiore, vescicole e bolle accompagnate da dolore e bruciore.
Il primo intervento consiste nel lavare abbondantemente la parte colpita con acqua salata fredda, evitando di farlo con quella dolce che provoca un peggioramento della sintomatologia. Se è possibile, lavarsi poi con aceto o ammoniaca. Nei casi più gravi può essere necessario somministrare anti istaminici o cortisone. Un’altro inconveniente che può accadere al mare è la puntura di riccio di mare. Il riccio di mare vive soprattutto sui fondali rocciosi di solito pungono perchè vengono accidentalmente calpestati e quindi nella grande maggioranza dei casi la puntura interessa la pianta del piede. I ricci di mare rilasciano il veleno attraverso le spine e le pedicellarie, queste ultime sono degli organi prensili che servono al riccio per agganciarsi al suo bersaglio quando si sente aggredito. La prima cosa da fare quindi consiste nel togliere le spine usando una pinzetta. Se non si riesce con la pinzetta, si può tentare versando della cera calda sulle punture rimuovendola appena si raffredda, in questo modo di solito si riescono a togliere anche le spine di più difficile estrazione. Successivamente vanno tolte le pedicellarie per le quali è utile applicare della schiuma da barba usando poi un normale rasoio. Infine bisogna lavare la ferita con acqua calda e sapone, operazione questa alquanto dolorosa ma fondamentale per eliminare altri residui di spine, successivamente ancora si disinfetta con acqua ossigenata o betadine. E’ buona regola poi comunque recarsi in un pronto soccorso per una valutazione medica e per eventuali terapie farmacologiche antibiotiche ed antidolorifiche. Un pesce che molto spesso provoca punture dannose e dolorose è la tracina o pesce ragno. Si tratta di un pesce che vive soprattutto sui fondali sabbiosi, dove spesso si ricopre di sabbia, lasciando sporgere solo un aculeo velenoso presente sul dorso, anche in questo caso quindi la puntura, come per il riccio di mare, colpisce più frequentemente la pianta del piede. Alla puntura segue un dolore molto intenso che dura da poche ore fino a 24 ore, il dolore si irradia fino alla radice dell’arto colpito e spesso si associa a tremori, nausea, vomito e sudorazione profusa, fino ad una vera e propria sincope. Anche parecchi giorni dopo la regressione del dolore possono persistere problemi di insensibilità e di formicolii diffusi a tutto l’arto. Il veleno della tracina è una tossina termolabile inattivata dal calore, per cui il primo intervento molto utile consiste nell’immergere la zona colpita in una bacinella di acqua molto calda, salata o dolce è indifferente, fino al limite della sopportazione, questo consente di ridurre più rapidamente l’intensità e la durata del dolore. Solitamente è però poi necessaria la somministrazione di antidolorifici anche potenti. Ma dei pericoli possono insorgere anche immergendosi nell’acqua del nostro lago. Il disturbo più frequente in questo caso è la dermatite del bagnante. La dermatite del bagnante, nota anche come dermatite da cercarie, si manifesta con un esantema allergico causato da parassiti che in ambiente acquatico possono attaccare uccelli (anatre, cigni, oche, gabbiani) e mammiferi (castori e topi muschiati). Le larve di questi microscopici parassiti vengono liberate in acque dolci o salate (laghi, stagni, mare) da lumache infette. Invece di parassitare gli animali che fungono generalmente da ospiti, come gli uccelli acquatici, le cercarie possono anche penetrare nella pelle di bagnanti, provocando reazioni allergiche.. I parassiti adulti vivono nel sangue degli animali ospiti infetti (soprattutto anatre, motivo per cui le cercarie – o larve con la coda biforcuta – sono popolarmente chiamate «pulci delle anatre»). I parassiti producono uova che vengono evacuate dagli animali infetti tramite le deiezioni. Le uova evacuate si schiudono rilasciando piccole larve che nuotano liberamente nell’acqua, alla ricerca di lumache acquatiche da parassitare. All’interno di queste ultime le larve si sviluppano diventando cercarie (da dove l’espressione «dermatite da cercarie») per poi essere nuovamente evacuate nell’acqua. La dermatite si manifesta con piccole vescicole fortemente pruriginose sparse su tutto il corpo,è una forma benigna ma molto fastidiosa. Il fastidio può essere attenuato con pomate cortisoniche o con antistaminici per via orale. Il modo migliore per evitarla è non nuotare nelle ore più calde e, visto che le cercarie si trovano soprattutto a riva, nuotare dove l’acqua è più alta, alla fine del bagno sfregare bene la pelle con la salvietta.