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In montagna non sempre con la testa

Quasi ogni giorno, durante l’estate, le cronache raccontano di incidenti mortali in Lombardia, anche in questi mesi in cui si sono verificati molti incidenti, con feriti gravi e con persone decedute. Caduta, malore, scivolata ma anche perdita dell’orientamento e sfinimento. Nel 2023, i tecnici del Soccorso Alpino hanno effettuato un alto numero di interventi per aiutare persone in difficoltà. In alcuni casi purtroppo l’esito dell’incidente è risultato fatale Tragedie che coinvolgono escursionisti e cercatori di funghi, arrampicatori o semplici turisti: in base ai dati del Soccorso alpino, rispetto a dieci anni fa, i morti sono raddoppiati. Da inizio 2023, esclusi gli ultimi giorni, una cinquantina di persone ha perso la vita in montagna, oltre 1.400 gli interventi di soccorso.

Imprudenza e sottovalutazione dei pericoli: le cause spesso sono queste.

I dati relativi all’attività sono stati resi noti venerdì 19 gennaio 2023 in occasione dell’incontro per presentare la manifestazione in programma Domenica 21 gennaio per la giornata nazionale dedicata alla prevenzione degli incidenti tipici della stagione invernale.

Lo scorso anno fu terribile in tutta Italia: nella Penisola si registrarono 504 persone decedute, con un aumento del 13,5 per cento rispetto al 2021. Di questi, oltre la metà erano escursionisti; un altro nove per cento riguardava ciclisti morti in montagna sulla mountain bike; il 7,8 per cento è morto mentre faceva sci alpino; il 5,4 mentre faceva alpinismo vero e proprio e il 4,2 per cento mentre si trovava in montagna a cercare funghi.

Esiste anche una classifica regionale dove svetta il Piemonte con il 20,2 per cento dei morti, seguito dalla Lombardia con il 14,2; dal Trentino con il 13,3 per cento; dall’Alto Adige con l’11,5; dal Veneto con l’11,4. Un altro dato è importante: nel solo Trentino i morti sono stati sessantatré nello scorso anno mentre nel

Analizzando le attività praticate da chi ha avuto bisogno di soccorso, prevalgono gli escursionisti ,pari al 15,8% degli interventi. Seguono alpinismo e attività in alpeggio. Sono stati soccorsi numerosi cercatori di funghi e ciclisti.

Più di una vittima al mese sulle montagne bergamasche

Nei primi sei mesi dell’anno, nella Bergamasca, hanno perso la vita durante escursioni o arrampicate sette persone, più di un morto al mese. Un numero preoccupante che va ad aggiungersi agli incidenti fatali del 2022.

… e sulle montagne bresciane’^

Sono 21 le persone morte in montagna nel 2023 (su 261 interventi totali), più che triplicate rispetto all’anno precedente quando sono state 6 (su 229), mentre nel 2021 furono 12 (su 215) e 16 nel 2020 (su 224). Cadute, scivolate e malori: sono queste le principali cause delle richieste d’aiuto alla delegazione bresciana del Cnsas (Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico).

A livello locale, le stazioni che operano in Valle Camonica registrano rispettivamente: Breno 73 interventi, Edolo 29, Media Valle Camonica 7, Ponte di Legno 37, Temù 11 Se si considera l’attività coinvolta, prevale l’escursionismo,(6,3%); a seguire mountain bike (1,2%); auto-moto 11, lavoro 10, alpinismo 9, residenza in alpeggi 9, ferrate 8, funghi 6, sci alpinismo 6, caccia 4, arrampicata sportiva e turismo 2.

La caduta è la causa principale degli interventi ovvero il 33,8% delle operazioni. Seguono i malori l’11,3% e le scivolate pari al 10,5% del totale. “Significativo – sottolinea il Soccorso Alpino – il dato di persone soccorse per perdita dell’orientamento (10,7%), per incapacità (6,7%),  per sfinimento (2,9%), per ritardo (1,3%),per il maltempo, tutte situazioni che si possono in gran parte prevenire con un approccio più attento all’andare in montagna”.

… e per finire la Valtellina

Gli interventi compiuti nel 2023 dalla VII Delegazione Valtellina – Valchiavenna del Cnsas – Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico sono stati 316 (22 persone decedute); mostrano un lieve rialzo rispetto all’anno scorso (308, con 18 persone decedute) e una riduzione rispetto al 2021 (376, con 19 persone decedute). Le persone soccorse in totale sono state 337; 25 gli interventi di ricerca..

A livello locale, le dieci Stazioni che operano in provincia di Sondrio registrano rispettivamente: Aprica 5 interventi, Bormio 35, Chiavenna 25, Livigno 23, Madesimo 30, Morbegno 43, Sondrio 39, Valfurva 35, Valmalenco 45, Valmasino 36 operazioni.

Le principali cause, per numero di persone soccorse, riguardano la caduta (103 persone soccorse, corrispondenti al 30,6% del totale), malore (40 – 11,9%), scivolata (39 – 11,6%).

Significativo il dato di 39 persone soccorse per perdita dell’orientamento, 22 per incapacità, 12 per sfinimento, 11 per ritardo e 5 per maltempo, tutte situazioni che si possono in gran parte prevenire con un approccio più attento all’andare in montagna.

Tra le altre cause, 13 le persone soccorse per caduta sassi, 11 precipitazione, 7 valanga, 6 scivolata su neve; seguono numeri inferiori per altre cause. Se si considera l’attività coinvolta, prevale l’escursionismo, con 141 persone soccorse (8,2% del totale), 39 alpinisti, 32 cercatori di funghi, 31 mountain-bike, 20 sci d’alpinismo e 16 sci fuori pista, 10 torrentismo, 10 residenza in alpeggio, 5 arrampicata sportiva.

 

 

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