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In 200 cercano Iushra

Sono riprese all’alba di questo sabato 21 luglio le ricerche di Iushra Gazi Zannatul, la ragazzina di dodici anni affetta da autismo dispersa da giovedì 19 luglio poco dopo le 10.30 sull’altopiano di Cariadeghe, nel comune valsabbino di Serle, nella zona della Pozza Ruchì dove c’è un’osteria-ristorante dove i ragazzi disabili seguiti da volontari e operatori dell’associazione Fobap Onlus avrebbero trascorso la giornata di Grest.

Iushra all’improvviso si è allontanata correndo ed in pochi secondi è sparita. L’operatrice che la segue ha cercato di raggiungerla, senza riuscirci. Quindi ha dato l’allarme e da quel momento Iushra è stata cercata ovunque. Ma l’altopiano di Cariadeghge ha una conformazione geologica carsica con caverne e cunicoli anche molto profondi, nascosti da fitta vegetazione. Inoltre, numerose stradine in terra battuta collegano località sparse dell’altopiano ed il fondovalle. Questa mattina all’alba, dopo la notte caratterizzata da forti temporali, le ricerche sono riprese in forze, come ci conferma anche Mauro Cerri, responsabile della Sala Operativa dei Vigili del Fuoco di Brescia. Alle 14.00 di ieri il Prefetto di Brescia Annunziato Vardé ha presieduto un tavolo di coordinamento dell’Unità di crisi, che ha chiesto nuovamente l’attivazione di un elicottero presso il CSAR, Ricerca e Soccorso dell’Aeronautica Militare, di Poggio Renatico, come già accaduto nella scorsa notte. Il Prefetto ha anche garantito che per altre 72 ore, quindi almeno fino a domenica sera, le ricerche continueranno con questa task force di 200 operatori specializzati in campo. Il primo cittadino di Serle, Paolo Bonvicini, inoltre, ha contattato tutti i colleghi sindaci dei paesi limitrofi – da Caino a Vallio Terme a Nave – chiedendo loro di diffondere l’identikit della piccola Iushra Gazi Zannatul e di allertare la popolazione, in caso di avvistamento, a mettersi subito in contatto con le forze dell’ordine. La dodicenne è la prima di quattro figli e oltre a lei anche un fratellino è affetto da autismo. La famiglia proviene dal Bangladesh e il papà continua a chiamare la figlia con ogni mezzo possibile pregandola di tornare a casa.

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