Oltre un anno di riprese, che in questi giorni vivono i giorni cruciali della Settimana Santa. E’ ormai alle battute conclusive l’elaborazione del documentario “Il Talacimanno di Gandino” ideato e realizzato dal giornalista e videomaker bergamasco Paolo Colleoni. E’destinato a raccontare la tradizione che rende unica la comunità seriana nei giorni che precedono la Pasqua. “In tanti anni di attività ho spesso incontrato l’unicità e l’originalità di una storia senza tempo, che vede alcuni volontari sostituirsi alle tradizionali campane, richiamando i fedeli dall’alto del campanile della Basilica con la “tola” e la voce. Non si tratta di una semplice tradizione, ma di un profondo sentimento che unisce le generazioni. Da qui l’idea di realizzare un documentario che possa raccontare, soprattutto per immagini, una storia di fede che è storia di uomini. Tutti coloro che sono stati coinvolti nelle riprese sono effettivi protagonisti di questa tradizione, con ruoli che spesso si tramandano nei secoli”. Colleoni ha scelto per il titolo “Il Talacimanno di Gandino” una citazione cinquecentesca di Ludovico Ariosto, poeta e commediografo, confermata anche dall’Enciclopedia Treccani. Principali protagonisti sono Fulvio Masinari, Celestino Caccia ed Emanuele Bertocchi, che da anni coordinano il proprio impegno per garantire la salvaguardia di questo rituale.
Dalla serata del Giovedì Santo, al termine della messa ”in Cena domini”, a Gandino come altrove si ripete il rito delle campane legate e mute, sino alla Veglia del Sabato Santo, quando “si trova Pasqua”. Il suono dei bronzi è sostituito per due giorni da due volontari, che utilizzano l’uno (Talacimanno o urlatore) la propria voce possente e l’altro (il battitore) il suono della “tola”. Quest’ultima è una tavoletta in legno con battenti in ferro opportunamente scossa per diffondere, in tutta la valle, il richiamo alle funzioni. Per le riprese è stata utilizzata una “tola” originale, vecchia almeno di tre secoli. La tola viene scossa con forza a cadenza di passo, soffermandosi ad ogni angolo del campanile. L’ultimo giro di annuncio, detto “butì”, viene fatto suonando a raganella, cioè con ritmo continuato. Il Talacimanno grida “Ave Maria” oppure “Pater”, “Funziù” e “Via Crucis” per preannunciare i momenti del giorno o le celebrazioni. L’idea delle urla, dall’alto dei 73 metri del campanile della Basilica di Santa Maria Assunta, ricorda lo stile dei muezzin visti dai mercanti gandinesi di pannilana sui minareti d’Oriente. Il documentario di Paolo Colleoni nelle prossime settimane sarà presentato, in anteprima assoluta, con una serata a Gandino.
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