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Il Polittico di Ponteranica: un gioiello di cui bisognerebbe parlare più spesso

Il Polittico del Corpo di Cristo è una pala d’altare, realizzata da Lorenzo Lotto e destinata alla chiesa di San Vincenzo e Sant’Alessandro a Ponteranica. Tale maestosa composizione di sei dipinti, a olio su tavola, venne commissionata dalla Scuola del Corpo di Cristo, patrona dell’altare nella quale l’opera è oggi collocata. La storia della sua esecuzione meirta un approfondimento in quanto ci permette di ragionare sulla centralità dell’amministrazione ponteranichese a metà del XVI secolo.

Nel 1520, Giovanni Belli era tra i sindaci della parrocchia di Ponteranica. Oltre ad un cursus onorum di tutto rispetto nell’amministrazione pubblica, il Belli annoverava anche numerose amicizie tra gli artisti che popolavano il suolo bergamasco in quel periodo. In modo particolare, egli fu il firmatario, a nome della Congregazione della Misericordia Maggiore, del contratto che conferì, a Lorenzo Lotto, la commissione per l’esecuzione delle tarsie della Basilica di Santa Maria Maggiore. I due si incontrarono, per l’appunto, in occasione dell’ufficializzazione del contratto. Quest’importante amicizia ci permette quindi di capire come fosse possibile che un artista così richiesto, avesse dedicato del tempo all’esecuzione di un lavoro destinato ad un piccolo paese della Val Brembana. Inoltre, per ringraziarlo dell’incarico, Lotto prese il figlio di Giovanni Belli, Giuseppe, a lavorare nella sua bottega.
Non vi è documentazione sull’attribuzione di quest’incarico per Ponteranica. Tuttavia, si sa per certo che la struttura lignea all’interno del quale sono inserite le sei tele, e la cui doratura venne commissionata nel 1521 a Pietro Maffeis di Zogno, iniziò ad essere assemblata nel 1518. La doratura venne poi ultimata per la Pasqua del 1522.
Ad oggi il polittico non può essere ammirato nell’esatta disposizione in cui era stato studiato. L’ancona, dipinto su tavola o rilievo in marmo o legno, di soggetto religioso, collocato sull’altare, generalmente entro un’inquadratura architettonica, è infatti stata perduta e poi sostituita da una sua equivalente più piccola nel 1902. Ciò ha determinato un adattamento dei diversi pannelli che tradì la loro posizione originale. A Giovanni Battista, collocato nella tela, al centro dell’ordine inferiore, è sicuramente stata eliminata una porzione di lastricato sul quale egli è adagiato; ciò giustifica la leggera discontinuità paesaggistica con le due tele laterali e una grande riduzione della magnificenza originaria che il Santo doveva avere.
Il polittico è composto da sei scomparti, tre superiori e tre inferiori. Nel primo registro troviamo San Pietro, San Giovanni Battista e San Paolo; nel secondo invece (quello superiore) individuiamo un Angelo annunciante, Cristo Redentore e la Vergine annunciata.
La struttura termina con una predella che comprende cinque tavole raffiguranti Cristo risorto, Cristo nel limbo tra due angeli, Cristo tra i discepoli. Tale predella venne poi attribuita a Giovanni Cariani, non si trattava quindi di un’annessione originale del Lotto, ma di un contributo del 1816.
Sulla datazione del 1522, ci fu un vero e proprio dibattito storico risolto solo con il restauro del polittico, commissionato all’Accademia Carrara nel 2011. La firma di Lorenzo Lotto e la datazione furono infatti inserite sulla porzione di roccia antistante Giovanni Battista. L’ultimo “2” di 1522, tuttavia, termina all’interno di una crepa naturale del legno, taglio sufficiente a creare un dubbio storico. Tale dilemma venne, per l’appunto, risolte al momento del restauro, eliminando gli strati di polvere e inquinamento accumulati nei secoli.
a cura di Enrico Tironi
Studente Universitario Iulm Milano

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