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Il liberalismo ed il sogno americano si sono infranti sull’ingordigia del capitalismo più becero

* di Antonio Martinelli

C’era una volta ….

Così cominciano quasi tutte le favole  e quasi tutte terminano con … e vissero felici e contenti.

In questa occasione ritengo vera la premessa, rimango un po’ dubbioso per la fine della storia.

Parliamo dell’America e di quello che fu in relazione al mondo e all’Italia Non sono mai stato negli Stati Uniti, ma la televisione ed il cinema hanno fatto in modo che è come se ci fossi stato.  Quindi, che ci siate stati fisicamente o per interposto mezzo, non vi sarà sfuggito un particolare:  quello che le pattuglie della polizia sono multietniche, composte da un bianco, un nero e con il terzo componente  facente parte delle etnie minori. Non può essere un caso: è, invece, un segnale che vuole affermare che su questo territorio tutti sono meritevoli della stessa libertà e che quando succedono anche fatti gravi , come quelli registrati qualche mese fa con delle pattuglie che fermano, in modo anche brusco un malfattore, è la legge di tutti che prevale

Una fotografia dell’America multientica che ha funzionato molto per dare un’immagine della libertà; la cooptazione nelle forze dell’ordine di elementi appartenenti a tutte le minoranze etniche è un segnale di un’integrazione riuscita ma anche un messaggio  a tutti i nuovi arrivanti che è riassumibile con queste parole: guarda che qui si rispetta la tua libertà se tu rispetti la libertà altrui

Vi immaginate in Italia le pattuglie della Polizia, della Guardia di Finanza o dei Carabinieri composte da un italiano, un marocchino e un cinese? Non la prenderebbero mai sul serio. E’ un segnale che, da noi, l’integrazione a questo punto, non è pensabile che abbiamo perso interi lustri a disegnare lo straniero, come un pericolo, tanto da farlo diventare quasi una realtà. Noi che siamo stati un, popolo di emigranti non siamo stati capaci di regolare un flusso che , inevitabilmente, ci avrebbe travolto, se non gestito con intelligenza e fermezza. Gli “stranieri” sono arrivati ugualmente e non sono stati gestiti in nessun modo. E con un fattore storico che si è ripetuto dopo tanti anni. Noi, che nella conquista delle Colonie di siamo trovati a dover scegliere tra i paesi più poveri, perché scartati dalle altre potenze europee, abbiamo vissuto la stessa situazione quando si è trattato di  dover ricevere popolazioni che proprio non sono al vertice di un dinamismo riconosciuto nel mondo del lavoro.  In più i nostro perbenismo  e l’incapacità di fare rispettare le regole ci ha regalato immagini di centri raccolta distrutti, di fughe verso destinazioni sconosciute, molte delle quali gestite da vere e proprie banche della delinguenza.

Ma torniamo agli Stati Uniti ea quel sogno che pare non esserci più. Un altro esempio di un’America che funzionava è stata la lotta e la sconfitta della mafia, per altro ad opera di un italo-ameicano  Rudolf Giuliani, amico personale di Falcone e Borsellino  La mafia in America è stata sconfitta dagli italoamericani che se ne sono fatti carico ed i vecchi patriarchi sono dietro alle sbarre

Sono storie molto belle che disegnavano un’America che funzionava. Oggi l’Americas è cambiata tanto.

 

La “trappola del denaro” facile ha trasformato gli Stati in clienti dell’industria finanziaria , mettendo le basi per la crisi finanziaria – e del neoliberalismo – esplosa nel 2008.  È stato così che le élite, e non le masse, hanno tradito la democrazia.

Eppure i  cardini del sistema liberale ai tempi di Reagan (e della Thacher in Inghilterra), traevano origine da una ricetta  rimasta per lungo tempo sopita . Le loro politiche rivoluzionarie furono basate essenzialmente sul libero mercato. fondato sui seguenti punti.

Riduzione della crescita del debito pubblico;

Riduzione delle tasse sul lavoro e sui redditi di capitale;

Riduzione della regolamentazione dell’attività economica;

Controllo dell’offerta monetaria e riduzione dell’inflazione.

Una vera rivoluzione “liberale” in grado di dare autorevolezza all’economia del paese , proiettarlo verso una leadership  internazionale e garantire al mondo intero un periodo di pace.

Oggi Reagan e la Thatcher sono considerati in modo negativo da larga parte dell’opinione pubblica, che li vede come coloro che hanno portato alla deregulation selvaggia e che hanno abolito i diritti dei lavoratori.

Il loro insegnamento tuttavia è molto chiaro: soltanto con scelte radicali è possibile risollevare un Paese. I risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti. L’occupazione non deve essere necessariamente garantita con l’assistenzialismo o con un incremento dei dipendenti pubblici  che sembra dimostrare come il lavoro pubblico sia diventato il più ambito, ma con iniziative volte ad incoraggiare l’attività privata e il libero mercato. Per tale motivo c’è bisogno di meno spesa pubblica, meno burocrazia e anche meno funzionari statali

Ce la faremo anche in Italia?  Non ne sono convinto  perché dubbioso che il nostro attuale  modo di fare politica (ed economico) abbia i «secoli contati»?

 

 

Cosa si intende con liberalismo?

Il liberalismo classico è una dottrina politica improntata sulla difesa dei diritti e delle libertà individuali, individuati come naturali e indicati come unica giustificazione dell’esistenza di un’autorità pubblica

Su cosa si basa il liberismo?

Il liberismo è una filosofia orientata al libero scambio e al libero mercato, in base al quale il sistema economico non appare isolato (come nel caso di una nazione chiusa in un’economia protezionistica o autarchica), bensì come sistema aperto-

Quali sono i valori liberali?

Lo Stato liberale garantisce alcuni diritti civili e libertà e diritti fondamentali (in diversi gradi rispetto alla situazione politica dello Stato in questione), quali il diritto al giusto processo, la libertà di parola, la libertà di stampa,  la libertà religiosa e di associazione.

Quali sono i principali esponenti del pensiero liberale italiano?

Giovanni Giolitti Alberto Giovannini Benedetto Croce Luigi Einaudi Roberto Lucifero Manlio Brosio Bruno Villabruna Gaetano Martino. Antonio Martinelli

 

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