Il dolore può essere definito come un sistema di allarme che ci informa della presenza di uno stimolo nocivo. Si associa a lesioni dei tessuti, in atto o potenziale, e compare già prima che la lesione intervenga. A questo riguardo possiamo dire che il dolore può essere anche un sintomo utile, non solo perché può essere la spia di una patologia sottostante accelerandone quindi la diagnosi, ma anche perché può prevenire dei danni tessutali. Consideriamo, per fare un esempio, le ustioni: quando una zona cutanea viene a contatto con una fonte di calore a temperatura elevata, compare da subito un dolore intenso che provoca un rapido allontanamento della zona cutanea interessata dalla fonte di calore. Questo riflesso può quindi prevenire la lesione provocata dal calore o renderla meno grave. Nella maggior parte dei casi il dolore è dovuto all’eccitazione dei recettori dolorifici, noti anche come nocicettori, localizzati soprattutto a livello cutaneo ed in minor misura nelle mucose, nei vasi sanguigni, nelle ossa nei tendini e negli organi interni. Quando un nocicettore viene stimolato, gli impulsi nervosi portatori del messaggio si propagano attraverso i nervi sensitivi, raggiungendo il midollo spinale, da dove poi il messaggio viene trasmesso al cervello. A livello cerebrale l’impulso doloroso viene modulato tramite la secrezione di encefaline ed endorfine prodotte da particolari neuroni inibitori. Tali sostanze agiscono da potenti antidolorifici , come oppioidi endogeni. La soglia del dolore,cioè la capacità di sopportare il dolore non è uguale per tutte le persone, dipende principalmente da fattori genetici e dalla capacità di secrezione di questi oppioidi endogeni. Considerato che il dolore è un sintomo molto soggettivo,da tempo si sta tentando di dare un punteggio al dolore percepito, tramite delle scale, la più diffusa delle quali è la scala VAS (analogica visiva) . La scala consiste semplicemente in una striscia di carta di 10 cm che alle estremità presenta due “end points” che vengono definiti con “nessun dolore” ed il “peggior dolore che si possa immaginare”. Un’altra scala diffusa è la scala numerica con la quale si dà al dolore un punteggio da 1 a 10. La mentalità dei medici e anche dei legislatori nei confronti del dolore è cambiata e sta ancora cambiando. Fino a non molto tempo fa prescrivere un analgesico stupefacente era molto complicato e lo si faceva tramite un ricettario speciale in triplice copia, la cui compilazione in tutte lettere richiedeva molto tempo. Attualmente la prescrizione di un analgesico è divenuta per il medico molto più semplice e più rapida . Non tanti anni fa, la prescrizione e la somministrazione di morfina o dei suoi derivati era riservata ai pazienti terminali ed era considerata alla stregua di una estrema unzione. Attualmente invece gli analgesici maggiori vengono prescritti in vari casi in cui è importante la sedazione di un dolore, per il quale non sono sufficienti i farmaci anti infiammatori e anti dolorifici di primo impiego. Si corre però il rischio di passare all’estremo opposto,cioè nell’abuso dei farmaci oppioidi. Proprio di questi giorni la notizia che negli USA una casa farmaceutica dovrà pagare una multa astronomica di 457 milioni di dollari, per aver spinto la prescrizione di un potente farmaco analgesico (fentanil) 6 volte più potente della morfina. Negli USA in 10 anni ha provocato 400.000 morti per overdose. I farmaci analgesici possono essere somministrati per via orale,intramuscolare, endovenosa o per via cutanea, sotto forma di cerotti da sostituire ogni 72 ore. E’ importante che, in caso di dolore cronico i farmaci analgesici vengano somministrati in modo continuativo e non al bisogno, al fine di evitare l’effetto memoria del dolore,che provoca un’accentuazione del sintomo al suo insorgere . A tale scopo, in ambiente ospedaliero possono essere somministrati tramite gli elastomeri. La pompa elastomerica è un dispositivo monouso per l’infusione continua di farmaci in soluzione, a velocità costante preimpostata. È costituita da un palloncino-serbatoio in materiale elastico (elastomero) che esercita, sul fluido in esso contenuto, una pressione costante; tale fluido viene spinto lungo una linea d’infusione direttamente in vena, sottocute, intorno ad un plesso, in un’articolazione o in peridurale.
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