Angelo Pessina per la prima volta alla Marathon des Sables (MDS). La particolarità di questa gara estrema è che le tappe si svolgono su deserti di sabbia, pietre nere roventi, altipiani e montagne con salite e discese ripide attrezzate e prive di tornanti. Angelo ha corso soprattutto per realizzare “una missione” in memoria dell’atleta Dario Consoli, il Gladiatore, amico scomparso prematuramente. Malgrado le tribolazioni per i piedi rovinati nella penultima tappa, il mal del deserto colpisce ancora: Angelo già pensa di cimentarsi in altre gare estreme desertiche.
La MDS è una gara di 250 km da affrontare in autosufficienza in 6 giorni tra le sabbie, le pietraie, gli altipiani e i monti tra Marocco e Algeria con escursioni termiche dai 38 gradi di giorno ai 6 gradi di notte, tempeste di sabbia. Le ripide montagne sono necessariamente da percorrere, sia in salita che in discesa, con l’aiuto di corde e catene. La MDS prevede cinque tappe di km 30, 41, 32, 86, un giorno di riposo e 42 dell’ultima. Angelo Pessina sottolinea la particolare attenzione da porre nella preparazione dello zaino, per non appesantirsi troppo nelle dotazioni, ma avere comunque tutto il necessario per una simile prova di autosufficienza, oltre agli strumenti obbligatori per la sicurezza personale. Perciò, in 8 kg di zaino non devono mancare: bussola, pompa antiveleno, specchietto, telo, farmaci, lampada frontale, sacco a pelo di ½ kg (secondo livello), 14000 calorie di cibo liofilizzato, beveroni, barrette, gel, integratori, sali, pentolino per bollir l’acqua. Fondamentali, nel deserto, sono le scarpe specifiche con ghette per non riempirle di sabbia, occhiali e cappellino con telo antiscottature. Angelo non ha portato i bastoncini telescopici, ma ne ha sentito la mancanza, sia per alleggerire il peso dello zaino, sia per sostenersi nella corsa. Ha sofferto di vesciche ai piedi: la sabbia e le pietre bollenti sui ripidi pendii hanno consumato le sue calzature sino a costringerlo a camminare, nella tappa del quarto giorno, pur di continuare la gara.
IL VIDEO
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È comunque riuscito a giungere al traguardo finale al 91esimo posto su 960 arrivati, cogliendo il suo obbiettivo agonistico di rimanere tra i primi 100. In questo modo è 10° tra i master oltre i 50 anni e 4° degli italiani partecipanti, chiudendo la MDS in 30 ore e 43 minuti. Ha valutato molto positivamente l’organizzazione della Marathon e anche lo spirito di aiuto e di fratellanza dei partecipanti: si dorme in tende (Angelo era con altri 7 italiani) e la sera ci si aiuta e si scambiano impressioni e suggerimenti.
Una gara in solitaria, senza sentirsi soli, in una paesaggio povero e vuoto, a tratti lunare, che purifica e libera il corridore proprio mentre fatica e soffre e misura le sue forze e la sua volontà. E al termine, sembra incredibile, ma, passato il traguardo, Angelo non pensa di tornare a riposarsi nel nostro ricco mondo, ma da dentro sorge una domanda: “dove sarà il prossimo deserto?”. Naturalmente, queste imprese sono possibili quando l’atleta è sostenuto da una rete di affetti, di contributi tecnici e scientifici, di supporter che gli dà consigli e fiducia nei propri mezzi psichici e fisici.
Nel caso di Angelo, essenziale è la cura e l’affetto di sua moglie Rosa Cilia che sa sostenerlo sempre e soprattutto nei momenti di crisi. Un ringraziamento particolare anche ai dottori Nicola Valerio e Bruno Sgherzi per le loro elevate competenze professionali. Per ultimi, ma non ultimi, gli sponsor: Convento dei Neveri, Ridea, Map spa, Agliati e Vivibene e il media partner Montagna Express. Per Angelo Pessina, però, c’è stata una motivazione personale molto particolare che lo ha sostenuto nell’affrontare e terminare con successo questa Marathon des Sables. Infatti, doveva parteciparvi con Dario Consoli, noto atleta bergamasco con cui aveva affrontato la gara dell’Oman, che si svolge interamente nel deserto di sabbia. Purtroppo Dario Consoli è venuto a mancare questo 22 febbraio per una morte improvvisa, come sta accadendo anche ad altri atleti, in altre discipline sportive.
In accordo col fratello di Dario, Angelo ha portato nello zaino una parte delle ceneri dell’amico, scomparso così inaspettatamente. Perché sapeva che per Dario, il Gladiatore, il deserto non era solo un luogo per gare “estreme”, ma una condizione di vita, un luogo dell’anima che se si insinua in te, ti lascia il “mal del deserto” dentro, una particolare nostalgia della libertà, dello spazio senza confini, dell’essere solo, in sintonia con le forze della natura, la violenza del sole e la luce fredda delle stelle, la notte. Angelo sa che deve arrivare, per riportare Dario al traguardo dove era arrivato due anni prima. Perciò, passato il traguardo, con grande commozione Angelo ha sparso nel vento del deserto le ceneri del Gladiatore, dopo avergli fatto fare, portandolo con sé, quella gara da entrambi tanto agognata.
FOTO MDS