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Bepi T11

“IL BEPI e la Pilùsa”: a Leffe il disco “dei copertini”

Domenica 2 dicembre, presso la tensostruttura adiacente il Museo del Tessile “Martinelli Ginetto” di Leffe, si terrà un concerto de “Il Bepi” dove, in particolare, verrà presentata la canzone sulla Pilùsa e sui copertini di Leffe contenuta nel suo nuovo album “T11 (tön dés). I Leffesi sono molto orgogliosi di questa iniziativa de IL BEPI, perchè attraverso la ricerca storica da lui effettuata in collaborazione del Museo del Tessile di Leffe, del cultore di musica e storia locale Gigi Bresciani (autore in passato di un volume sul tema) e di alcuni copertini, ha dato rilievo a quella che viene considerata l’origine e la ragione prima della fortuna degli imprenditori e commercianti Leffesi.

La Pilùsa infatti era un coperta molto povera, di colore indefinito, realizzata tramite il riutilizzo degli scarti e ritagli tessili; veniva commercializzata dai copertini di Leffe sulle piazze Italiane. I “Coértì da Léf” malgrado avessero un prodotto qualitativamente non eccelso da vendere, riuscivano a convincere gli acquirenti attirandoli con la tecnica dell’incanto: una specie di spettacolo, allestito nelle piazze, dove il pubblico veniva coinvolto con musiche e battute ad effetto utili a decantare della mercanzia.

Grazie al sacrificio e all’ intraprendenza dei Copertini, l’industria tessile Leffese conobbe il suo sviluppo che raggiunse l’apice negli anni ’60 e ’70.

Domenica 2 dicembre, dalle ore 14 alle 16 il Museo del Tessile rimarrà aperto per visite guidate. Nel cortile antistante il museo sarà allestita una esposizione con la dimostrazione di come avveniva la produzione della Pilùsa. Seguirà alle 16:30 il concerto de IL BEPI.

Utile ricordare che a Leffe, il 16 agosto di ogni anno, nell’ambito dei festeggiamenti di S. Rocco, viene rievocata la vendita all’incanto. Infatti all’epoca i Copertini rientravano in paese a metà agosto per concedersi alcuni giorni di vacanza con la famiglia, festeggiavano il Santo pellegrino e dopo essersi riforniti della merce per la stagione autunnale, ripartivano per rivenderla nelle piazze Italiane.

Nelle maggiori città Italiane vi sono molti grossisti e negozi specializzati del settore tessile che discendono proprio dai famosi Coértì da Lèf. Infatti questi ritornando periodicamente nelle stesse città avevano allestito inizialmente dei piccoli depositi, che successivamente si trasformarono in veri e propri ingrossi. Lo stretto vincolo di parentela che legava i produttori Leffesi ai negozi era molto importante perchè garantiva ai primi un canale privilegiato di vendita e ai secondi una garanzia di approvvigionamento di prodotti competitivi.

La Pilùsa (coperta ricavata dallo sfilacciamento di stacci e ritagli tessili) era una vera e propria bandiera per i Coertì. Alcune ditte la chiamavano anche “Bolzano”; infatti si raccontava che fu un soldato “Tedesco” che alla fine del 1700 spiegò come da questo sottoprodotto si poteva ricavare del filato e successivamente dei tessuti. Oggi si riscopre il valore “ecologico” del recupero di questi scarti senza doverli mandare in discarica o negli inceneritori. Lo studioso americano Paul Connett, teorico del ‘rifiuto zero’, durante un convegno sull’economia circolare a Prato, ha riconosciuto la tradizione del recupero degli stracci di quel distretto, in tutto assimilabile a quella dei Leffesi: “a volte per andare avanti bisogna anche guardare indietro”. Quando si dice i corsi e ricorsi della storia.

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