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C’è grande emozione alla Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo e al Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo per un prezioso ritrovamento nella biblioteca dell’istituzione siciliana: grazie al lavoro del ricercatore Edoardo Cavalli del Centro studi donizettiano legato al festival orobico, è stato individuato il manoscritto autografo dell’opera di Gaetano Donizetti Alahor in Granata, composta tra il 1825 e il 1826 proprio per le scene palermitane.

Le attività di ricerca che hanno portato al ritrovamento di questo autografo rientrano nell’ambito della programmazione #Donizetti200, progetto che prevede la realizzazione annuale nel festival Donizetti Opera di un titolo del compositore che compie due secoli. Studiando quindi le composizioni del periodo 2023-2027, si è arrivati alla scoperta, che naturalmente sarà oggetto di ulteriori studi e di un percorso di approfondimento scientifico in vista della futura messa in scena.

Donizetti giunse a Palermo per la stagione teatrale del 1825/1826 con il ruolo di “direttore della musica e compositore di nuove opere”. La sede era quella del Teatro Carolino, spazio costruito ad inizio del secolo per l’aristocrazia palermitana. L’opera Alahor in Granata andò in scena – dopo una serie di difficoltà organizzative – il 7 gennaio del 1826, riscuotendo un tiepido successo. Sarebbe poi stata ripresa al Teatro San Carlo di Napoli nel luglio dello stesso anno e nuovamente a Palermo nel 1830, stavolta senza che Donizetti fosse presente. La copia della partitura di quest’ultima messa in scena ottocentesca è stata sino a oggi l’unica identificata, sulla quale sono stati fondati gli studi per la ripresa contemporanea nel 1998 al Teatro de la Maestanza di Siviglia (incisa anche su cd) e poi nel 1999 al Teatro Massimo di Palermo.

«Gaetano Donizetti trascorse un lungo periodo di lavoro a Palermo, al Teatro Carolino, dall’aprile 1825 al febbraio 1826 – racconta Paolo Fabbri, direttore scientifico del Centro Studi donizettiani –: questo soggiorno è stato a suo tempo studiato dal musicologo palermitano Ottavio Tiby (1891-1955) che ha ricostruito la storia di quella sala. In anni recenti, il bibliotecario del Conservatorio di Palermo, Dario Lo Cicero, ha potuto arricchire quelle pagine di Tiby ancor oggi fondamentali con la scoperta degli autografi di due cantate di Donizetti, delle quali si conoscevano solo i titoli. Adesso, la scoperta di Cavalli permetterà di avere una partitura pienamente attendibile di quanto Donizetti scrisse nel 1826 e, oltre a poterne finalmente realizzare un’edizione critica, il Centro Studi coglierà l’occasione di questo importantissimo ritrovamento per organizzare, auspicabilmente col Conservatorio e con l’Università di Palermo, una giornata di studi sul soggiorno siciliano di Donizetti».

«La biblioteca del Conservatorio di Palermo – dichiara Daniele Ficola direttore dell’Istituzione siciliana – continua a rivelarsi un giacimento di preziosi manoscritti e partiture utili a ricostruire pezzi mancanti della storia della musica. Dopo le due cantate inedite di Donizetti, che abbiamo recentemente pubblicato in cd insieme al volume sulla storia del Conservatorio (Il Conservatorio di musica di Palermo nel contesto italiano ed europeo, Olschki, 2022), adesso un’altra bella sorpresa donizettiana con l’identificazione quale autografo del manoscritto dell’Alahor in Granata, che pur essendo stato oggetto di studio da anni, nessuno prima di oggi aveva confermato la sua autenticità».

«Siamo molto felici e orgogliosi – sottolinea Giorgio Berta, presidente della Fondazione Teatro Donizetti – per i risultati scientifici raccolti in questi mesi dal Centro Studi donizettiani: Edoardo Cavalli ha identificato questo prezioso manoscritto di “Alahor in Granata”, Candida Mantica sta lavorando per la ricostruzione della partitura del “Piccolo compositore” di Mayr, si studia e si lavora su tante altre opere. Tutti questi sforzi si riflettono positivamente sull’attività del festival Donizetti Opera diretto da Francesco Micheli, svelando sempre più la rilevanza di Donizetti nella vita musicale dell’Ottocento in una prospettiva internazionale, anche al di fuori dei centri più rinomati. Donizetti svela ancora pagine poco note e ci permette di costruire nuovi percorsi e nuove reti per far conoscere le sue opere e Bergamo».

«Desidero ringraziare gli studiosi – afferma Giovanni Angileri presidente del Conservatorio di Palermo – per la scoperta che ci consente di affermare che la partitura manoscritta dell’opera “Alahor in Granata” è l’autografo del celebre compositore Gaetano Donizetti. Ciò ci riempie di orgoglio e costituisce un’ulteriore conferma dell’importanza che il nostro Conservatorio ha avuto nella storia della cultura e della musica già del Regno delle due Sicilie e poi dell’Italia unita. Mi sento di ringraziare altresì la Soprintendenza per i Beni Culturali di Palermo in quanto quest’opera (come del resto tutto il nostro patrimonio, conservato nella Biblioteca e nel museo degli strumenti musicali, essendo sottoposto alle norme che tutelano i Beni Culturali della Regione Siciliana) dopo il necessario restauro sarà senz’altro valorizzata affinché sia sempre più conosciuta oltre che dagli studiosi anche dal pubblico».

Il Centro Studi Donizettiani della Fondazione Teatro Donizetti prosegue il lavoro della Fondazione Donizetti, creata all’inizio degli anni ’90 da un’idea di Gianandrea Gavazzeni. Diventata operativa nel 1997, anno del Bicentenario della nascita di Gaetano Donizetti, la Fondazione, oggi Centro Studi si occupa di realizzare ricerche, convegni e pubblicazioni sulle opere di Gaetano Donizetti, di Giovanni Simone Mayr e dei maestri musicisti bergamaschi loro contemporanei. A tal fine promuove la raccolta di fonti documentarie bibliografiche, archivistiche, musicali, iconografiche e sonore; pubblica, insieme a Ricordi, l’edizione critica delle opere di Donizetti (dal 2001 Edizione Nazionale). Costituisce il supporto musicologico del festival Donizetti Opera che ha la direzione artistica di Francesco Micheli e quella musicale di Riccardo Frizza.

Il Conservatorio di musica di Palermo oggi intitolato ad Alessandro Scarlatti (già Vincenzo Bellini), uno dei più antichi tra quelli esistenti in Italia, è stato fondato nel 1617 come orfanotrofio del Buon Pastore dal vicerè Conte de Castro presso la Chiesa dell’Annunziata sul modello dei conservatori napoletani per assistere i bambini orfani o abbandonati (“spersi”). Nel corso del Settecento assume come scopo primario l’insegnamento musicale. Nel 1866 diventa statale; nel 1917 il convitto viene abolito, ponendo fine a tre secoli di tradizione assistenziale. Oggi è un moderno Conservatorio di musica in cui si può studiare dalla musica antica al jazz, dalla classica alla contemporanea con la recente istituzione di corsi per la musicoterapia e la musicologia.