Il tremore è una contrazione muscolare involontaria e ritmica che genera movimenti vacillanti di una o più parti del corpo. In genere colpisce mani e braccia, ma può coinvolgere qualsiasi parte dell’organismo, ad esempio la testa o le corde vocali. In molte condizioni della vita quotidiana è perfettamente normale manifestare un leggero tremore, come quando si tengono le mani o le braccia tese davanti al viso è improbabile che possano essere perfettamente immobili. Tremore fisiologico compare in situazioni di stress, di forte emotività, a causa del freddo, per eccessiva introduzione di caffeina o nicotina. Fini tremori delle mani compaiono in caso di ipertiroidismo. Un tipico tremore piuttosto diffuso è il tremore essenziale. Non sono note le cause precise di questo tremore. In alcuni soggetti, il disturbo è modesto e rimane stabile per diversi anni. Colpisce in genere ambedue i lati del corpo ed è tipicamente un tremore d’azione che compare durante i movimenti, ed è invece assente a riposo. Chi ha un genitore con tremore famigliare ha maggiori probabilità di ereditare la condizione. Le forme famigliari di tremore essenziale spesso compaiono in giovane età. Un altro tipico tremore è quello del morbo di Parkinson, si tratta di uno dei sintomi più frequenti di questa malattia insieme alla rigidità e alla bradicinesia (lentezza dei movimenti). Il tremore nella malattia di Parkinson inizialmente è unilaterale e generalmente interessa all’esordio della malattia una sola mano per poi estendersi ad altri distretti corporei, braccia gambe e mandibola. Tale tremore, al contrario del tremore essenziale, è massimo a riposo, diminuisce coi movimenti e scompare col sonno, mentre si accentua nettamente in caso di stress emozionale. La terapia del tremore essenziale si basa sulla somministrazione di farmaci quali i beta bloccanti e\o il clonazepam (rivotril), mentre per il tremore della malattia di Parkinson è necessaria una terapia medica specifica che tenda a correggere la carenza di dopamina alla base di tutti i sintomi della malattia stessa.
In ambito medico, con il termine tic si indicano gesti, espressioni o movimenti brevi, rapidi, ripetitivi, involontari, aritmici e stereotipati (ovvero riprodotti sempre con la medesima modalità). Appaiono più frequentemente nell’infanzia e nell’adolescenza e solitamente scompaiono spontaneamente, non è raro però che vengano successivamente sostituiti con tic di altro tipo. Esempi comuni di tic sono gli ammiccamenti (strizzamenti delle palpebre), schiarimento della gola e annusamento, sollevamento delle spalle. Rispetto agli altri disordini del movimento, i tic hanno la caratteristica di poter essere temporaneamente bloccati con uno sforzo di volontà da parte del paziente, a discapito però di una crescente tensione interna che si attenua solo con il nuovo manifestarsi del tic. Le cause dei tic non sono ancora note.
Le ricerche dimostrano che la terapia cognitivo comportamentale (TCC) è il trattamento più efficace per la risoluzione del problema.
Il paziente volontariamente esegue i movimenti tipici dei tic nella maniera più realistica possibile, per determinati periodi di tempo intervallati da periodi di riposo, preferibilmente di fronte allo specchio. La persona sviluppa inibizione reattiva dei tic a causa della stanchezza muscolare dovuta all’esecuzione dei movimenti.
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