Sono state rese note le motivazioni della sentenza della conclusione del processo del 23 aprile scorso con cui il Tribunale di Brescia aveva assolto i fratelli Flavio e Ivano Bettoni, i titolari della ex Selca, dall’accusa di traffico illecito di rifiuti.
Le motivazioni scritte dal Giudice descrivono in maniera completamente diversa le vicende che avevano portato al fallimento dell’azienda specializzata nel recupero di celle elettrolitiche dismesse provenienti persino dall’Australia per destinarle ai cicli produttivi delle acciaierie e dei cementifici. “Va osservato come i comportamenti in concreto tenuti da Selca siano sempre stati improntati alla massima chiarezza e trasparenza, non negando le caratteristiche dei rifiuti lavorati e dei prodotti realizzati, ma cercando di evidenziarne su base scientifica il fondamento ecologico oltre che economico”, dice un passaggio chiave del dispositivo del Giudice Maria Chiara Minazzato. Il sindaco di Berzo Demo, Gian Battista Bernardi dopo la sentenza aveva annunciato di non voler fare ricorso ma di essere soprattutto interessato a fare in modo che i cumuli di rifiuti ancora presenti nell’area della Selca fossero rimossi il prima possibile. A Forno Allione ci sono circa 50mila metri cubi di materiale, messo in sicurezza parte dentro capannoni, le cui coperture sono state sostituite a spese della curatela fallimentare, parte sui piazzali con idonea copertura. Il tribunale oltre ad escludere la sussistenza del traffico illecito per il quale la Procura, rappresentata dal pm Mauro Leo Tenaglia aveva chiesto di condannare i Bettoni a 4 anni di reclusione, ha escluso anche l’elemento soggettivo e dunque i Bettoni “hanno operato non solo in regime di autorizzazione, ma anche in conformità alla legge ed hanno tenuto un atteggiamento improntato sempre alla massima chiarezza e trasparenza”, si legge ancora nella sentenza. Intanto si attendono ancora due procedimenti: il recente ricorso al Tar del curatore fallimentare contro l’ordinanza del Sindaco di Berzo Demo Gianbattista Bernardi di procedere alla bonifica profonda con verifica delle falde acquifere mentre si attende il pronunciamento del Consiglio di Stato che ha deciso di rinviare la discussione sul ricorso presentato da Flavio Bettoni e dal curatore fallimentare Giacomo Ducoli in merito all’obbligo di effettuare lo smaltimento dei rifiuti e la bonifica del sito industriale, sulla base dell’ordinanza della Provincia di Brescia. Ci sarà dunque qualche mese di tempo per verificare se sul mercato ci siano acquirenti interessati ad acquistare e lavorare i rifiuti stoccati a Forno d’Allione e destinarli a un nuovo utilizzo. Fin dal 2014 il sito era stato oggetto di analisi, ricerche, campionature, esami ad ogni livello da parte di Corpo forestale dello Stato e Arpa, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti che aveva effettuato un sopralluogo emettendo un giudizio severo sull’area ex-Selca.