Bracconiere

I Carabinieri forestali scovano un bracconiere

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Nella giornata di lunedì 21 agosto i Carabinieri Forestali delle Stazioni di Vobarno e Gardone Val Trompia hanno portato a termine una specifica attività finalizzata al contrasto della pratica del bracconaggio che impoverisce la fauna mettendo a rischio la sopravvivenza di numerose specie protette.

Nel comune di Treviso Bresciano sono state trovate 137 trappole a scatto tipo “sep” collocate sui fusti degli alberi, quasi tutte ancora cariche e con presenza di larve di mosca carnaria per attirare l’avifauna e pertanto in esercizio di cattura, alcune contenevano addirittura ancora 11 esemplari di Balia nera ed 1 esemplare di Picchio muratore tutti morti, che ricordiamo essere avifauna particolarmente protetta dalla Convenzione di Berna. Venivano, inoltre, rinvenute anche 4 trappole per avifauna tipo “prodina”, una gabbia a trappola, n. 7 cappi per cattura di fauna selvatica e 12 reti da uccellagione, trovati all’interno della cantina di una abitazione nelle immediate vicinanze. Dopo un lungo appostamento i militari sono riusciti a cogliere in flagranza un 63enne cacciatore in possesso di regolare licenza di caccia, pertanto veniva denunciato per reati venatori di cui all’art. 30 co. 1 lett. a) + b) + h). La successiva perquisizione nell’abitazione del cacciatore di frodo consentiva di rinvenire e sequestrare poiché illecitamente detenute, oltre alle trappole e le reti, anche n. 9 esemplari di Crociere vivi, n. 2 esemplari di Fringuello vivi, n. 7 esemplari di Peppola vivi, n. 2 esemplari di Cesena vivi, n. 2 esemplari di Merlo vivo, tutti privi di anello identificativo inamovibile e pertanto illecitamente detenuti, probabilmente derivanti da illecita cattura nell’ambiente naturale. Gli stessi erano rinvenuti all’interno di gabbiette da richiamo custodite presso l’apposito ricovero posto nei pressi dell’appostamento fisso di caccia ivi presente. Nel sequestro rientravano anche n. 112 esemplari di avifauna morta spiumata appartenenti a specie non cacciabili, riconoscibili per le piccole dimensioni e per il becco da insettivoro, rinvenuti all’interno del bagagliaio dell’autovettura della figlia dell’indagato, n. 3 esemplari di turdidi morti e spiumati, e quindi appartenenti a specie cacciabili, tuttavia palesemente abbattuti con l’ausilio delle trappole suddette in quanto presentavano il collo/testa spaccati con l’evidenza del segno lasciato dalla trappola in chiusura, ed alcuni esemplari vivi di avifauna usati come richiami che venivano liberati sul posto. Tra le altre cose, il 63enne aveva oltre 1200 munizioni a palla spezzata ed un fucile monocanna, anch’essi sequestrati: è stato quindi deferito all’Autorità Giudiziaria e ora rischia l’arresto da uno a tre mesi per il reato di omessa custodia delle armi, mentre per i reati venatori fino ad un anno.

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