Cerca
Close this search box.

GIORNATE FAI DI PRIMAVERA: APPUNTAMENTO A ARTOGNE

Nella foto una veduta datata del Castello (foto del Museo della Fotografia Storica Camuna)

Protagonista della edizione di Marzo 2024 il Borgo di Artogne con la sua lunga storia.

Le Giornate del FAI di Primavera, il grande evento culturale che valorizza il patrimonio storico, artistico, ambientale italiano sono diventate un appuntamento fisso e molto atteso dal pubblico dei visitatori anche in Valle Camonica, offrendo l’opportunità di esplorare il territorio e scoprirne le ricchezze, sia attraverso luoghi noti come chiese, che spesso passano inosservati nonostante siano accessibili, sia attraverso luoghi meno conosciuti e normalmente non visitabili come case o aziende private.

Artogne è un ricco paese di fondovalle in cui i tratti della storia e di un passato fiorente hanno lasciato profonde tracce, anche se l’urbanizzazione degli anni ’70 ha, in parte, cancellato segni di una storia di famiglie potenti. “Artogne è un borgo meno famoso rispetto ad altri in Valle Camonica, ma conserva tesori di architetture, di arte, di natura – osserva Alessandra Giorgi, Capo Gruppo FAI di Valle Camonica- Benché conosciuta per la sua bellezza naturale, che offre numerose opportunità per lo sci, le escursioni, il trekking…ha uno straordinario centro storico che conserva un fascino autentico, un borgo in cui i portali raccontano di palazzi nobiliari talvolta ancora nascoste da alte mura” “Ma Artogne è anche una eccellenza nell’ambito del lavoro con aziende prestigiose che hanno saputo creare nicchie di mercato nell’ambito prima della stampa e poi dell’alta moda e delle griffe prestigiose internazionali -continua la Capogruppo- una storia tradizione e di lavoro che si evolve affiancata da una vibrante comunità capace di promuovere una ricca offerta di eventi e manifestazioni culturali”

L’obiettivo è guidare i visitatori alla scoperta di queste ricchezze dalle 14.30 di sabato 23 a tutta la domenica 24. La collaborazione con l’Amministrazione Comunale, con l’attivissima Pro Loco, la Parrocchia e i privati ha reso possibile la creazione di percorsi che mettono in luce l’autentica originalità di Artogne. “Per la nostra comunità questa è una grande opportunità -commenta la Sindaca Barbara Bonicelli che si è mostrata da subito entusiasta di ospitare le Giornate di Primavera- Sottolineo il grande impegno della nostra comunità nel garantire il successo di questo evento che potrà mostrare la bellezza di Artogne “.

Un impegno davvero fattivo da parte del Presidente della Pro Loco, Luca Martinelli, che ha espresso il pieno sostegno suo e quello del suo staff nell’aiutare i volontari del FAI sia nella fase organizzativa che in quella di formazione che della gestione. In un clima di totale collaborazione è stato possibile avviare anche un progetto su cui il Gruppo da tempo stava lavorando, ovvero l’apertura straordinaria il sabato mattina per gli studenti degli Istituti Comprensivi della Valle Camonica: una esperienza che vuole avvicinare i più giovani alla bellezza ed alla conoscenza del territorio.

“Ad oggi sono più di 200 i bambini e ragazzi delle scuole medie che, accompagnati dai loro insegnanti, visteranno alcuni dei beni proposti nel corso delle “Giornate” -racconta Elisa Guizzetti, referente per la Scuola del Gruppo valligiano- A loro sarà consegnato anche un piccolo passaporto che riporterà tutti i beni proposti: ad ogni visita (sia fatta con la scuola che con i genitori nel pomeriggio di sabato e nella giornata di domenica) sarà apposto un timbro. Chi completerà il suo “Passaporto per la cultura” raccogliendo i 6 timbri riceverà un premio”. Un progetto per i giovani che si affianca a quello maggiormente coinvolgente degli “Apprendisti Ciceroni”, gli studenti del Liceo Golgi di Breno -con la Prof.ssa Alessandra Pedersoli- che guideranno i visitatori attraverso percorsi di approfondimento che includono elementi di urbanistica, architettura, arte e molto altro, partendo dalla visita del centro storico fino a casa Rota o al Castellino. “Tutte queste iniziative sono state realizzate grazie a un lavoro di rete e di squadra -conclude la Capo Gruppo-Sinergie attivate con gli Enti pubblici (dal comune alla Comunità Montana di Valle Camonica), con la Parrocchia e i privati che dobbiamo ringraziare per aver aperto le porte di casa (e dell’azienda) con la massima disponibilità.

“A nome di tutta la Comunità Montana di Valle Camonica sono orgoglioso di poter esprimere il sostegno anche quest’anno alle Giornate del FAI – afferma l’Assessore Cultura, Turismo e Valorizzazione del territorio della Comunità Montana di Valle Camonica, Massimo Maugeri – Ogni edizione (sia in primavera che in autunno) è una splendida opportunità per far conoscere la nostra Valle, vero scrigno di natura, arte e bellezza non solo ai turisti e ai visitatori che vengono da fuori, ma anche a chi ci vive che non sempre ha la corretta percezione e conoscenza di tutto questo patrimonio.. Grazie agli amici del FAI per il lavoro prezioso per la valorizzazione del nostro territorio”.

In questa edizione NON sarà necessaria la prenotazione e i visitatori potranno recarsi direttamente ai banchi di accoglienza del Gruppo FAI di Valle Camonica A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo libero utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Gli iscritti al FAI o chi si iscriverà in occasione dell’evento potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi, e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali.

ARTOGNE: Il Borgo di Artogne e il Vaso Re – Durata del percorso: 40 minuti – Punto di ritrovo: Via 4 novembre, 8

Il percorso proposto sarà ad anello ed inizierà addentrandosi in una corte privata di origine medievale –  probabilmente appartenuta alla nobile famiglia camuna dei Federici che nel borgo ha lasciato molte tracce di sé – dove tra antiche mura e grandi spazi, utili per comprendere l’imponenza dell’abitazione nel passato, si scorgerà anche un singolare affresco votivo datato alla metà del 1500. L’itinerario proseguirà guidati dalle vicende che antichi portali in pietra locale e i loro stemmi di famiglia raccontano, così come da cortili ed edifici che un tempo erano connessi a particolari attività produttive ed usi della comunità di Artogne. Un esempio è l’ex asilo del paese, oggi dimora privata inserita in un palazzo di impronta chiaramente rinascimentale e del quale si apriranno le porte della piccola cappella sconsacrata ma che ha conservato decorazioni pittoriche dei primi del ‘900. La conclusione del percorso sarà dedicata al cosiddetto “Canale Opificieri”, antico condotto artificiale comunemente conosciuto anche come Vaso Ré , che derivando l’acqua dal torrente a monte dell’abitato azionava le ruote di mulini e fucine sfruttandone l’energia per la loro produzione. Un aspetto straordinario del borgo soprattutto perché conservato nel corso dei secoli nonostante la chiusura degli opifici con l’avvento della modernità. Lungo il tratto ancora oggi visibile del vaso Ré si ricorderanno le attività una volta presenti – di cui si possono scorgere ancora testimonianze – e la loro grande importanza per l’economia locale.

ARTOGNE: Casa Rota – Durata del percorso: 40 minuti – Punto di ritrovo: Via 4 Novembre, 8

Casa Rota si colloca nelle vicinanze della piazza del paese (Via IV Novembre 2) nel pieno centro abitato, più nello specifico, nella parte bassa del paese nell’antico nucleo della Imavilla dove sorgono gran parte delle dimore signorili del paese. Si ipotizza che l’abitazione sia nata attorno al 1600, nel corso dei secoli ha subito modifiche e ridimensionamenti. Durante il secondo confitto mondiale la casa di proprietà di Girolamo Vielmi, tesoriere della Banca Valle Camonica, era abitata dalle vedove Nini Rota e da sua cognata Cherubina Canevali. In questi anni la casa è stata occupata da Giorgio Albertazzi, allora ufficiale fascista. Alla fine del conflitto la casa è tornata in possesso della famiglia Vielmi-Rota.L’abitazione si sviluppa su due piani con portici ad arcate e colonne in arenaria grigia di Sarnico per il piano terra. Di forte impatto il cortile con un affresco raffigurante la Madonna del Rosario realizzato dall’artista Giuseppe Rota e la fontana con nicchia di decantazione, una grande casa signorile con decorazioni di inizio XIX secolo sempre ad opera del Rota, una grande stufa decorata in maiolica, un camino funzionante (che sarà acceso per celebrare le Giornate del FAI) e diversi ritratti della famiglia Vielmi-Rota. Il percorso comprende il cortile interno e le stanze poste al piano terra e al primo piano con vista sul giardino. Qui si potrà rivivere la storia attraverso dipinti inediti, ritratti di famiglia, testi antichi originali, leggende e storie legate al paese e alla comunità. Durante la visita a questo bene si potrà respirare a pieno l’atmosfera signorile novecentesca attraverso la storia della casa e dei suoi proprietari. Questa dimora è normalmente chiusa al pubblico, in quanto abitazione privata

Il ‘Castellino’ è una proprietà privata poco distante dal centro del borgo, in luogo sopraelevato e strategico, a ridosso della parete rocciosa e dell’orrido a picco sul torrente che lo separa dalla vicina Piancamuno. Abbarbicata sul costone roccioso, la struttura si sviluppa su tre livelli cinti da una muratura merlata. Il dislivello tra la parte inferiore e superiore è rimarcato da una impervia mulattiera che s’inerpica verso l’antica via che conduce alla frazione di Piazze, i cui gradini, consunti dal tempo mostrano i segni di un passato che va ben oltre la struttura medievale del Castellino. La posizione, particolarmente suggestiva, gode di una vista aperta che va dal lago d’Iseo al Pizzo Badile: strategica per il controllo della valle Camonica e dei suoi accessi, presenta tracce preistoriche in una roccia attigua, dove sono visibili le tipiche ‘coppelle’. La storia del Castellino e delle sue evidenze architettoniche risale al tardo medioevo, quando la potente famiglia camuna dei Federici, di parte ghibellina, aveva opportunamente fortificato le sue proprietà per avere costantemente il controllo della Valle. La struttura, un tempo circoscritta alla parte superiore dove oggi trova spazio il terrapieno merlato, era probabilmente costituita da un casamento rettangolare, protetto dalla natura circostante e anteceduto da una torre di avvistamento. Nel terrazzamento inferiore un secondo edificio, caratterizzato da mura possenti, tracce di camini e un forno. Il complesso, recuperato in anni recenti e restaurato con rispetto dagli attuali proprietari, è stato ripristinato nella struttura abitativa inferiore, mentre per la parte superiore si è mantenuto il terrapieno e gli interventi si sono concentrati sulla torre d’avvistamento, trasformata in colombaia. La visita, che partirà dall’antica fucina del borgo, si articolerà lungo la vecchia mulattiera e all’interno della proprietà, rilevando l’eccezionalità dello scorcio panoramico e dell’intervento di restauro conservativo che ha interessato tutta la proprietà. Si consigliano scarpe e abbigliamento comodo

A pochi pass dall’abitato di Artogne, una piccola, ma deliziosa chiesetta quattrocentesca si distingue per il suo imponente campanile e un suggestivo portale architravato in arenaria rossa, arricchito da decorazioni ad arco. Si tratta della Chiesa dedicata a Sant’Andrea, sicuramente la più antica chiesa di Artogne le cui origini vengono fatte risalire al XIV secolo, ma potrebbe trattarsi di un ampliamento di un edificio antecedente. Fonti ritengono che in un tempo passato sia stata anche parrocchiale, anche se non vi sono certezze, mentre è storicamente documentato il suo utilizzo in varie epoche come lazzaretto neo coro delle tante epidemie di peste e di colera. Infatti, si ritiene che l’affresco, posto al di sopra del portale risalente al Settecento e che rappresenta le Anime Purganti e l’Annunciazione, sia stato dipinto durante una delle molte pestilenze che hanno trasformato temporaneamente il luogo in un rifugio per coloro che cercavano protezione dalla malattia. Sempre all’esterno, un affresco trecentesco raffigurante San Cristoforo con il bambino e un altro datato 1510 che racconta del martirio di Sant’Andrea La chiesetta, con la sua struttura ad aula unica, presenta una navata rettangolare e un presbiterio quadrato, distinti da una graziosa cancellata in ferro. Quest’ultima, insieme alle maestose capriate che sovrastano la navata e agli affreschi che decorano le pareti, contribuisce a creare un’atmosfera di grande suggestione e spiritualità. La chiesa di Sant’Andrea, avvolta dal verde rigoglioso e dalla quiete della natura circostante, si erge come un santuario di serenità e contemplazione. La sua apertura al pubblico avviene soltanto in occasioni speciali durante le celebrazioni, offrendo così agli ospiti l’opportunità di immergersi in un’atmosfera di sacralità e riflessione. La posizione privilegiata della chiesa, con la sua facciata che si affaccia sulla valle, amplifica la sensazione di pace interiore e di quiete contemplativa. Circondata dal paesaggio rigoglioso e dai suoni della natura, diventa un luogo di ritiro ideale per coloro che desiderano trovare rifugio dal trambusto della vita quotidiana e concedersi momenti di silenziosa meditazione. Qui, tra le mura antiche e gli affreschi che raccontano storie millenarie, i visitatori possono lasciarsi trasportare dalla bellezza dell’arte sacra e dalla spiritualità che permea ogni angolo. La chiesa di Sant’Andrea si rivela così non solo come un luogo di culto, ma anche come un’oasi di calma e serenità.

Il Museo della Stampa Lodovico Pavoni è stato inaugurato nel 2009 grazie a Simone Quetti, tipografo e linotipista che, ad Artogne, negli anni ’70 avvia una propria linotipia. Simone Quetti, negli anni ’60, è stato allievo della Scuola Tipografica di Brescia fondata da Ludovico Pavoni e a lui ha poi voluto dedicare il Museo. La struttura raccoglie e conserva materiali, attrezzature e macchinari che seguono lo sviluppo cronologico della produzione della carta stampata, dal 1400 ai nostri giorni con le moderne tecnologie computerizzate. Tutte le macchine sono ancora funzionanti. Il Museo si trova al piano terra di un edificio moderno. Le diverse sale espongono i materiali in modo da permettere al visitatore di seguire l’evoluzione degli strumenti di stampa in un percorso in ordine cronologico sia attraverso i macchinari esposti sia attraverso pannelli espositivi con immagini e riproduzione di documenti.

La visita al Museo della Stampa presenterà l’evoluzione della comunicazione tramite la carta stampata a partire dai primi segni “stampati”, le incisioni rupestri. Visita:

  1. Sala dei caratteri mobili inventati da Gutemberg (1450 ca): 150 cassettiere raccolgono numerosissimi caratteri mobili che permetteranno di vedere come avveniva la composizione tipografica.
  2. Nella sala successiva si assisterà al passaggio dalla composizione alla stampa con 3 macchine da stampa a funzionamento manuale che risalgono al 1800 ca, un torchio a stella, un tirabozze con alzamento manuale del rullo.
  3. Nella stessa stanza si trova una Linotype (macchina a composizione meccanica che si avvale di matrici), prima compositrice meccanica portata in valle da Simone Quetti.
  4. Nel locale successivo ci sono 4 macchine di stampa, ma più recenti in quanto dotate di motore elettrico e tecnologie più avanzate.
  5. L’ultimo oggetto esposto rappresenta un altro salto temporale: un computer elettronico-fotomeccanico “del 1980, la prima macchina dell’era elettronica della Fotocomposizione Quetti Simone.

Tutta la visita sarà condotta dai volontari del Museo

 

 

Condividi:

Ultimi Articoli

Accademia TAdini.jpg

Incontri Accademia Tadini

Continua il ciclo di incontri promossi dall’Accademia Tadini con il sostegno del Circolo Amici del Tadini: interventi affidati a professionisti, su tematiche culturali che spaziano