E’ una giornata mondiale delle api piena di preoccupazione quella che si festeggia domani, 20 maggio, per iniziativa dell’ONU. A livello provinciale infatti il clima pazzo ha avuto effetti deleteri sulle fioriture e ha sconvolto le api.
L’inverno bollente e la primavera segnata da ripetute gelate – spiega Coldiretti Bergamo – hanno creato gravi problemi al comparto apistico, con le api che in molte zone non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare, a causa delle basse temperature che hanno danneggiato i fiori.
L’andamento stagionale sta pesando sulla produzione del miele. “Per due mesi ha fatto freddo, con diversi episodi di abbassamento repentino delle temperature, ora invece continua a piovere – dice Gianluca Vismara, apicoltore di Cenate Sotto (Bg) -; stiamo aspettando il miele di acacia, ma la produzione possiamo già dire fin da ora risentirà parecchio dell’irregolarità dell’andamento climatico, stimiamo un calo medio del 30%. Le api si sono sviluppate a fatica e non sono riuscite a lavorare bene, da settimana prossima dovrebbe arrivare il caldo, speriamo che questo migliori la situazione”.
Le anomalie del meteo hanno colpito le piante in piena fioritura con pesanti conseguenze sul raccolto di miele mentre la pioggia ed il forte vento hanno ulteriormente ostacolato l’attività di bottinatura delle api per salvare le quali in alcuni casi sono state somministrate sostanze zuccherine.
“Lavoro in Val Cavallina, sul lago di Endine, in un luogo meraviglioso – dice Nicole Scudeletti dell’azienda Bzz di Casazza (Bg) –, la bella energia che solitamente ricevo, quest’anno purtroppo è stata sostituita dalla preoccupazione. Le fioriture stanno dando pochissimo nettare e il cambiamento climatico si fa sentire e sta minacciando tutti gli impollinatori. Tutto ciò innesca stress e sfasature importanti per le api. Ogni anno diminuisce sempre la quantità del miele e la api fanno sempre più fatica. Questo è un campanello d’allarme importante perché sono fondamentali per l’agricoltura e il nostro benessere dipende anche da loro”.
Le difficoltà delle api – continua Coldiretti Bergamo – sono un pericolo grave per la biodiversità considerato che questi insetti contribuiscono all’impollinazione. In media una singola ape visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di esplorazioni floreali per produrre un chilogrammo di miele. Un ruolo fondamentale considerato che – evidenzia Coldiretti Bergamo – dall’impollinazione dalle api dipendono, in una certa misura, ben 3 colture alimentari su 4, come mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri e i meloni secondo la Fao, ma l’impollinazione operata dalle api è fondamentale anche per la conservazione del patrimonio vegetale spontaneo.
Il comparto apistico della provincia di Bergamo è composto complessivamente da 1.139 apicoltori, 632 dei quali producono miele per autoconsumo e 507 per la vendita. Sono presenti 2.545 apiari con 22.625 alveari. (elaborazione Coldiretti Bergamo su dati BDN)
La crisi delle api – conclude Coldiretti Bergamo – rappresenta un danno ambientale ed economico importante, in una situazione in cui la svolta salutista degli italiani per effetto della pandemia Covid ha spinto all’aumento del 13% degli acquisti familiari di miele nel 2020, con il rischio quindi di portare in tavola un prodotto estero di dubbia qualità.
Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.