Giacomo Goldaniga torna ad appassionare con l’ultimo dei suoi volumi, “Il Gaì delle Valli Bergamasche e della Valle Camonica”; dedicata al mondo dei pastori, l’opera ne racconta la vita e le abitudini, attraverso lo studio del linguaggio.
Nella ricostruzione del Gaì, il gergo storico dei pastori, la ricerca accurata ed approfondita di Goldaniga si concentra sulle frasi, corte e stringate, con cui comunicavano i mandriani. Infatti in passato il Gaì non veniva scritto, vista l’analfabetizzazione dei pastori, ma soltanto parlato; i mandriani di oggi non lo parlano più e quelli più vecchi ne conoscono soltanto alcune parole, spesso spurie perchè nate da un miscuglio di gergo e di dialetto.
Pertanto nell’analisi di questa forma linguistica non ci si deve basare sui lemmi, bensì sul frasario, fonte indispensabile a cui attingere per ricostruire una «lingua complessa, formatasi nel corso di molti secoli e composta da voci di lingue antiche, da voci di lingue straniere apprese nei luoghi della pastorizia transumante, da vocaboli dialettali nostrani e regionali e da voci di altri gerghi».
Oltre allo studio linguistico, il volume – una ristampa aggiornata ed ampliata dell’edizione del 1977 – può vantare anche una ricca galleria fotografica con immagini storiche in bianco e nero riferite a pastori locali ed un’area dedicata al frasario e al lessico del mestiere, con quasi 1500 lemmi e parole.