Gastroenterologo Fantini: “Mici hanno impatto fisico ma anche peso psicologico e sociale”

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(Adnkronos) – “Le malattie infiammatorie croniche intestinali non hanno solo un impatto fisico ma generano un peso psicologico e sociale significativo, troppo spesso sottovalutato. Per un paziente convivere con le Mici significa dover fare i conti con dolore addominale, diarrea e il bisogno di accedere ai servizi igienici più volte al giorno. Immaginate cosa comporti nella sfera privata, sociale, lavorativa e di relazioni”. Lo ha detto Massimo Claudio Fantini, Segretario generale di Ig-Ibd e ordinario di Gastroenterologia, Università degli Studi di Cagliari, direttore della Struttura complessa di Gastroenterologia, Aou Cagliari, in occasione della presentazione di ‘Voci di pancia’, campagna di sensibilizzazione promossa da Lilly con il patrocinio di Amici Italia, Ig-Ibd (Italian group for the study of Inflammatory bowel diseases) ed Ifcca (International federation of crohn’s & ulcerative colitis association) e presentata oggi a Roma.  

Fondamentale il ruolo dell’alimentazione, secondo Fantini, “nel prevenire l’insorgenza di queste patologie – spiega – e nel favorire l’efficacia delle terapie che oggi fortunatamente abbiamo a disposizione oltre a mantenere quello che è lo stato di controllo dell’infiammazione”. Le Mici “sono malattie presenti nei Paesi industrializzati – osserva Fantini – ovvero dove c’è stato un importante cambiamento della dieta e un eccessivo utilizzo di cibi ultra-processati, pieni di additivi che sappiamo avere un impatto negativo su quella che è la flora batterica intestinale, da cui dipendono queste malattie. Quindi occorre evitare i cibi ultra-processati, con gelificanti, conservanti, additivi chimici, che hanno un effetto sia sulla composizione della flora batterica intestinale, sia nella barriera, nel mantenere quello che è la selettività della barriera intestinale, e quindi di isolare in maniera appropriata i batteri buoni all’intestino dal sistema immunitario intestinale”. Via libera, invece, alla “dieta mediterranea che favorisce lo stato di remissione ed evita stati di malnutrizione, quali l’obesità”.  

Per una donna in gravidanza affetta da malattie infiammatorie croniche intestinali “è fondamentale intraprendere un percorso in stretta collaborazione con il clinico che la segue – sottolinea Fantini – per tenere sotto controllo la malattia e gestire al meglio la terapia. Spesso le donne tendono a sospendere i farmaci per paura di effetti negativi sul feto. In realtà pochissimi farmaci devono essere sospesi, mentre è fondamentale proseguire la terapia per evitare la riacutizzazione della malattia, che è l’elemento più pericoloso per il nascituro”. Infine, sul rapporto medico-paziente, “il clinico deve saper ascoltare, deve essere in grado di capire quelli che sono le reali esigenze, al di là di quello che può essere il bisogno di controllo della malattia per quanto riguarda l’infiammazione intestinale, e saper cogliere quali sono gli elementi più importanti che impattano negativamente nella vita di tutti i giorni” conclude.  

  

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