Tra sabato e domenica si è svolta a Gorno, in provincia di Bergamo, una esercitazione di tipo speleologico ambientata nella grotta “Battista Moioli” presso le Miniere del Riso. Duplice lo scopo: testare l’attivazione del protocollo di allertamento e approfondire le metodologie di trasporto di una persona su una barella a mano.
Gli interventi di carattere speleologico sono strutturati in modo molto diverso da quelli che avvengono in ambito alpino, in quanto possono durare anche diversi giorni, coinvolgere molte decine di tecnici, movimentare parecchie attrezzature e materiale tecnico, il tutto supportato da una logistica necessariamente strutturata. La IX Delegazione Speleologica lombarda, avendo inoltre competenza territoriale estesa su tutta la regione, per ottimizzare i tempi da alcuni anni si è organizzata con un sistema informatizzato specifico per l’allertamento dei soccorritori. Il delegato, il vicedelegato e il capostazione sono i referenti principali. La sede unica della IX Delegazione speleologica è a Stezzano (BG) ma per essere più capillari sono state identificate quattro macroaree, con un referente per ognuna di esse: corrispondono a Brescia, Bergamo, Lombardia Occidentale e Laghi, Milano Varese e Brianza. In caso d’intervento, ogni referente, una volta attivato, gestisce gli aspetti organizzativi e logistici locali.
Come funziona il sistema di allertamento? In caso di intervento i tecnici, una settantina su tutto il territorio lombardo, ricevono contemporaneamente un unico SMS attraverso Arogis, un applicativo in dotazione del CNSAS, pensato e sviluppato proprio per rispondere alle esigenze dei soccorritori. Il messaggio contiene le informazioni essenziali, un link che rimanda a un documento, in cui sono spiegati i dettagli dell’operazione e un collegamento alle coordinate GPS del luogo dove il tecnico recarsi, che si attiva in automatico attraverso Google Maps. Una volta ricevuto il messaggio, il tecnico risponde in merito alla propria disponibilità: se può partire subito, se non può oppure se è disponibile da un certo momento in poi. Un importante riscontro per chi, in remoto, gestisce le operazioni. I primi minuti sono vitali perché si costruisce il quadro di riferimento e si ottiene il polso della situazione. Sulla base delle informazioni ricevute e verificata la disponibilità dei tecnici si procede con la valutazione della strategia d’intervento. La parte medica è sempre coinvolta con un allertamento dedicato, data l’importanza del ruolo.
L’intero apparato va tenuto in costante allenamento, anche per testare nuovi materiali e strumentazioni o verificare procedure d’intervento. Gli organizzatori, che si sono occupati per un paio di mesi di tutti gli aspetti della simulazione di sabato e domenica, hanno scelto un allertamento a sorpresa all’interno di una finestra temporale definita, senza specificare né quando, né dove, proprio come se si trattasse di un intervento reale. Alle 8:30 di sabato mattina è arrivata al delegato la segnalazione dell’ipotetico infortunio di uno speleologo. Oltre al ferito c’erano altre persone: uno è uscito dalla grotta a dare l’allarme, un secondo invece è rimasto accanto alla persona infortunata.
A questo contesto si è aggiunta la preoccupazione per il mancato ritrovamento di una quarta persona che era con loro in grotta ma che poi, sempre nella simulazione, si era persa. Hanno partecipato all’esercitazione oltre i due terzi dei soccorritori iscritti alla IX Speleologica, compresi medici e sanitari, logistica e direzione delle operazioni, alla presenza del delegato responsabile di zona e del responsabile nazionale.
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