Scuola, contro precariato e autonomia differenziata arriva a Bergamo il "Camper dei Diritti" della FLC-CGIL

Funzioni Centrali, il referendum di fine dicembre boccia l’ipotesi separata

Una partecipazione massiccia, quarantamila lavoratori che si sono espressi, il 98% dei quali votando “no”: sono i risultati del referendum online che si è svolto fino al 31 dicembre sull’ipotesi di rinnovo del contratto nazionale 2022-2024 delle cosiddette Funzioni centrali, firmata solo da alcune sigle sindacali presso l’Aran, l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, il 6 novembre scorso.

Quell’accordo separato “è stato dunque bocciato dai lavoratori” sottolineano i promotori del voto, FP-CGIL, UIL-PA e USB PI che avevano scelto di NON firmare quell’intesa. Alla consultazione online era chiamato a votare il personale di Tribunali, Procure, Questure, Prefetture, Inps, Inail, Ispettorati Territoriali del Lavoro, Dogane, Agenzia delle Entrate, Motorizzazione civile, ACI, Archivio di Stato. A Bergamo si tratta di un comparto che conta circa 1.500 lavoratori.

FP-CGIL, UIL-PA e USB PI non condividono i contenuti della pre-intesa separata. “Quella pre-intesa è stata siglata solo dal 53% delle sigle rappresentative. Permette di recuperare appena il 6% di un’inflazione che nel 2022/24 ha raggiunto il 16,5%. Con questo contratto dovevamo adeguare i salari al costo della vita, reperire risorse e sbloccare la contrattazione decentrata e per la valorizzazione professionale”, si leggeva nell’appello della consultazione.

“Di fronte a un contratto ‘a perdere’ abbiamo invitato le lavoratrici e i lavoratori ad esprimersi. La pre-intesa contrattuale che abbiamo deciso di non firmare prevede, infatti, un aumento salariale insufficiente e ingiusto rispetto al lavoro svolto tra mille difficoltà per garantire diritti di cittadinanza” è tornato a commentare oggi Leopoldo Chiummo, segretario della FP-CGIL di Bergamo. “Questo contratto non produce avanzamenti in termini di valorizzazione professionale, né migliora le condizioni lavorative”.

“I dati parziali (a livello nazionale) di alcune amministrazioni danno conto di una partecipazione che è andata oltre le nostre rispettive rappresentanze: è il caso dell’Agenzia delle Entrate (oltre 6.500), ma anche di Ministero della Giustizia (5.400), dell’Inps (5.200), del Ministero della Cultura (3.000), del Ministero dell’Interno (2.400), dell’Agenzia delle Dogane (2.300), solo per citarne alcune. Dalle lavoratrici e dai lavoratori è arrivato un messaggio chiaro: la questione salariale rimane centrale e quella pre-intesa non è sufficiente”, conclude il sindacalista.

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