(Adnkronos) – L’università degli Studi di Roma Tor Vergata fa parte del team internazionale che ha condotto uno dei più ampi studi clinici sull’obesità tra quelli pubblicati negli ultimi anni, i cui risultati sono stati diffusi nei giorni scorsi sulle pagine del ‘New England Journal of Medicine’, una delle riviste scientifiche più autorevoli a livello mondiale. La ricerca – riporta una nota – ha valutato l’efficacia di una nuova combinazione farmacologica sperimentale nota come CagriSema, composta da semaglutide e cagrilintide, somministrata una volta a settimana per 68 settimane. L’analisi ha mostrato che, tra i partecipanti che hanno ricevuto la combinazione, è stata registrata una perdita media del 20,4% del peso corporeo, una soglia molto ambiziosa, difficile da raggiungere attraverso terapie non chirurgiche. Tra gli autori dello studio figura Paolo Sbraccia, docente di Medicina interna del Dipartimento di Medicina dei sistemi dell’università Tor Vergata.
“Lo studio dimostra che l’associazione di due molecole con meccanismi d’azione differenti può potenziare in modo significativo l’efficacia della terapia – spiega Sbraccia – nel contesto di una patologia cronica e complessa come l’obesità che richiede trattamenti mirati e sostenibili. Questo approccio farmacologico rappresenta una nuova opportunità per i pazienti che non rispondono alle strategie convenzionali”. La sperimentazione ha coinvolto 3.411 adulti con obesità o in stato di sovrappeso, ma senza diabete, suddivisi in 4 gruppi: il primo ha ricevuto il mix CagriSema, il secondo solo semaglutide, il terzo solo cagrilintide e il quarto un placebo. Tutti i partecipanti hanno seguito un programma comune di supporto allo stile di vita. Al termine delle 68 settimane, la perdita di peso è stata più marcata nel gruppo trattato con la combinazione, con una percentuale di riduzione superiore sia rispetto al gruppo semaglutide (–15,6%) che a quello cagrilintide (–3,2%). La combinazione agisce su due vie ormonali diverse ma complementari: semaglutide stimola il senso di sazietà, mentre cagrilintide riduce l’impulso della fame. L’effetto sinergico consente di ottenere una risposta più intensa e prolungata nel tempo.
Lo studio, condotto in più Paesi – si legge – rappresenta un passo avanti importante nel trattamento farmacologico dell’obesità, che l’Organizzazione mondiale della sanità considera una delle principali sfide sanitarie del nostro tempo. Secondo i dati più recenti, il numero di persone adulte con obesità nel mondo è triplicato dal 1975 e continua a crescere. “Il dato più incoraggiante – conclude Sbraccia – è che si tratta di un trattamento non invasivo, compatibile con l’assistenza ambulatoriale e con buoni livelli di tollerabilità. I risultati ottenuti aprono la strada a nuove possibilità terapeutiche per una condizione che, troppo spesso, viene ancora sottovalutata o stigmatizzata”. Lo studio contribuirà alle valutazioni in corso da parte delle autorità regolatorie e potrà fornire elementi utili per l’inserimento della combinazione CagriSema nelle linee guida future per la gestione dell’obesità.
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