Il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Brescia Enrico Fischetti ha pronunciato la sentenza di conferma dell’ergastolo nei confronti di Alessandro Musini per l’uccisione della moglie Anna Mura, il 16 marzo 2015 a Castenedolo.
L’uomo, attualmente in carcere dopo la condanna in primo grado, aveva giustificato di essere scappato quel giorno dalla sua casa, dove il figlio Cristian aveva trovato la madre a terra in un lago di sangue, per paura e dopo che in passato aveva rinvenuto la sorella adolescente priva di vita. Musini venerdì era in aula tra i suoi avvocati Ennio Buffoli e Andrea Pezzangora. Il giudice ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Gianpaolo Volpe e degli avvocati dei familiari e parenti della donna per confermare il carcere a vita. L’uomo si è sempre proclamato innocente e continua a farlo, tanto che la sua difesa più volte ha chiesto di verificare la posizione indiziaria del figlio minore, l’unico che quel giorno era in casa da scuola per motivi di salute. Da una parte il dna del figlio Cirstian sulle mutandine della madre, dall’altra il fatto che non abbia sentito una telefonata di poco prima delle 13 di quel giorno hanno indotto a dei dubbi sul suo profilo. Secondo i legali dell’operaio, non è sufficiente la fuga per definire che Musini sia stato colpevole, ma per l’accusa si è rivelato un elemento aggiuntivo. Mentre Cristian che amava sia madre non avrebbe avuto motivo di farle del male. Le motivazioni della sentenza saranno depositate nell’arco di tre mesi e intanto i legali del condannato si dicono pronti a ricorrere anche alla Cassazione. Secondo loro non tutto è stato chiarito e ci sarebbero molti dubbi sulle indagini. Soddisfatti, invece, gli avvocati di parte civile.