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ECCIDIO DI CEFALONIA, A GANDINO UNA MOSTRA SULLA TRAGEDIA DELLA DIVISIONE ACQUI

ECCIDIO DI CEFALONIA, A GANDINO UNA MOSTRA SULLA TRAGEDIA DELLA DIVISIONE ACQUI

L’Amministrazione Comunale di Gandino ha avviato un programma di iniziative per commemorare l’80° anniversario della Resistenza dall’occupazione nazifascista. Nel periodo dall’8 settembre 2023 al 25 aprile 2025 verranno ricordati eventi significativi con diretti collegamenti alla storia locale. Da lunedì 30 ottobre a domenica 5 novembre 2023 è allestita una mostra in Sala Ferrari (piazza Vittorio Veneto) dedicata all’’80° anniversario dell’eccidio di Cefalonia, costato la vita a migliaia di militari italiani.  La mostra proposta a Gandino è stata allestita dall’Associazione nazionale Superstiti, Reduci e famiglie Caduti Divisione Acqui di Bologna e Ferrara e curata da Orazio Pavignani. E’ stata allestita con la collaborazione di ANDA (Associazione Nazionale Divisione Acqui) sezione di Bergamo presieduta da Daniella Ghilardini, nipote di don Luigi Ghilardini cappellano militare della Divisione Acqui superstite e con la collaborazione di Associazione Fanti Gandino e Gruppo Filatelico Valgandino.
Nell’ambito della mostra una specifica sezione è dedicata al gandinese Camillo Maccari di Cirano, fucilato a Cefalonia e ricordato come “disperso” sul monumento ai Caduti di Piazza Vittorio Veneto. Sull’isola di Cefalonia gli 11.500 soldati e ufficiali della Divisione Acqui erano arrivati nell’aprile 1941, dopo aver perso un quarto dei propri effettivi nella disastrosa offensiva contro la Grecia lanciata da Mussolini nell’autunno 1940. L’Italia aveva il controllo delle isole Ionie, inclusa Cefalonia, ma guarnigioni tedesche sono dislocate in punti strategici a rinforzo dello schieramento italiano. Fino ai primi mesi del 1943 la convivenza tra soldati italiani e tedeschi non presentò problemi e vennero anche svolte esercitazioni comuni di difesa. Le cose cambiarono radicalmente dal’8 settembre quando venne reso noto che il governo Badoglio aveva firmato un armistizio con i britannici e gli statunitensi, rompendo di fatto l’alleanza tra Italia e Germania.
I soldati italiani della Divisione Acqui, di stanza a Cefalonia, si trovarono di fronte all’ultimatum tedesco che impose loro la resa, ma essi scelsero di resistere combattendo. Senza collegamenti, privi dei mezzi necessari e di ordini precisi da parte dello Stato Maggiore, il reparto comandato dal generale Gandin venne esposto ad una spietata rappresaglia dei tedeschi che, sbarcati in forze sull’isola greca e sostenuti dall’aviazione, stroncarono ogni difesa degli Italiani. Dopo sanguinosi combattimenti che costarono la vita a 3.000 di loro, il 22 settembre il generale Gandin chiese la resa. La tovaglia bianca sulla quale i comandanti mangiavano tutte le sere venne issata sul balcone della casa sede del Comando, in segno di resa. A questo punto, Hitler in persona, ordinò che i soldati italiani fossero considerati come traditori e fucilati. I soldati in precedenza catturati e fatti prigionieri furono immediatamente e sommariamente giustiziati; i tedeschi che cercarono di opporsi vengono dissuasi con la minaccia di essere a loro volta fucilati. I rastrellamenti e le fucilazioni si fermarono solo il 28 settembre, non risparmiando il generale Gandin, morto la mattina del 24 settembre.  La Wehrmacht procedette, quindi alla fucilazione di quanti erano stati fatti prigionieri, assassinando circa 5.000 militari oltre a più di cento ufficiali.  La tragedia della Divisione Acqui non finì a Cefalonia: delle prime quattro navi partite dall’isola con i prigionieri italiani, tre vennero affondate, causando più di 1.300 morti. Il resto dei sopravvissuti, circa 6.500, iniziò un viaggio di più di un mese verso i campi dell’Europa dell’Est su treni e navi stipati “oltre ogni limite di sicurezza” per espresso ordine del generale tedesco Lanz. La tragedia senza fine della Divisione Acqui continuò poi nei campi di prigionia russi, fino in Siberia, dove verranno mandati dopo la cattura da parte dell’Armata Rossa. “Chiedersi quale scelta avessero i comandi e i soldati – sottolinea il Sindaco Filippo Servalli –  e se siano state corrette le scelte del generale Gandin ha oggi ben poca importanza, molta di più ne ha coltivare la memoria e arricchirla con la ricerca storica”. La mostra sarà aperta dal 31 ottobre al 4 novembre, tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18 (sabato sino alle 19). Domenica 5 novembre si terranno a Gandino, Cirano e Barzizza le celebrazioni ufficiali dedicate ai Caduti. La mostra sarà aperta dalle 10 alle 12.

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