E’ morto l’imprenditore bresciano Giuseppe Soffiantini. Aveva compiuto 83 anni lo scorso sei marzo. La sua storia personale è legata al sequestro per ben 237 giorni, dal 17 giugno 1997 al 9 febbraio 1998.
Soffiantini nel 1997 fu vittima di un sequestro quando rimase nelle mani dei rapitori dal 17 giugno 1997 al 9 febbraio 1998, per 237 giorni. Il 17 giugno, giorno del suo rapimento, Soffiantini aveva 52 anni quando venne sequestrato nella sua casa di Manerbio. I sequestratori entrano in azione dopo l’ora di cena e legano la moglie, Adele Mosconi, chiudendola in una locale interrato. La donna solo dopo diverse ore riuscirà a dare l’allarme. I rapitori si fanno vivi il 19 giugno con una richiesta di 20 miliardi di lire di riscatto. Gli inquirenti seguono la pista di una banda di sequestratori sardi e il 21 giugno il ritrovamento di una Fiat Croma rubata, e utilizzata per il sequestro, fa sperare la famiglia. Ma le indagini per alcune settimane non portano a nulla. Il 19 ottobre viene arrestato uno dei componenti della banda, Agostino Mastio, che decide di collaborare e sarà lui stesso a consegnare il giorno seguente ai Nocs Mario Moro, considerato il capobanda che resta gravemente ferito nella cattura, e due suoi complici. Il 19 novembre arriva ai familiari di Soffiantini una lettera con un ultimatum di 20 giorni per pagare e un lembo di orecchio sinistro. La famiglia sembra cedere, Carlo Soffiantini, figlio di Giuseppe, lancia diversi appelli ai rapitori per trattare. Il 5 febbraio Roberto Spanò, Giudice per le indagini preliminari di Brescia, autorizza il pagamento di 5 miliardi, per permettere l’individuazione e la cattura dei rapitori. Il 9 febbraio, alle nove di sera, dopo 237 giorni di prigionia, Giuseppe Soffiantini telefona alla moglie da Impruneta, vicino a Firenze: «Sono libero, venitemi a prendere». Il 22 febbraio 2002 è la Cassazione a rendere definitiva la condanna a 25 anni di reclusione per Osvaldo Broccoli e Giorgio Sergio, e quella all’ergastolo per Attilio Cubeddu (latitante). In carcere anche Giovanni Farina, inizialmente accusato della morte di Donatoni ma poi assolto.