Da anni senza risorse adeguate, il comparto del Traporto pubblico locale (TPL) rischia ora di subire un ulteriore colpo sul fronte degli stanziamenti: con il decreto legge Asset del 10 agosto (n. 104), convertito in legge n. 136 del 9 ottobre 2023 vengono modificati a partire dal 2025 i criteri per la ripartizione del Fondo nazionale trasporti. Da tempo, anche sul territorio di Bergamo, la FILT-CGIL denuncia la “profonda crisi del settore arrivato al collasso, fra alto turn over dei lavoratori, tendenza alla cronicizzazione della carenza di autisti, condizioni di lavoro in peggioramento, penuria di risorse economiche e bassi salari”.
“Con la nuova normativa si elimina di fatto la garanzia prevista per il riparto del Fondo che assicurava comunque un’assegnazione minima certa di risorse a ciascuna Regione non inferiore alla quota assegnata nel 2020,” spiega Marco Sala della FILT-CGIL di Bergamo, rilanciando la denuncia di CGIL e FILT-CGIL nazionali. A rischio, nei fatti, anche i finanziamenti regionali aggiuntivi che solitamente venivano erogati dando alle agenzie territoriali due anni di tempo per giustificare la spesa.
Sala sottolinea come il “Dl Asset oggi, ma in precedenza anche la regionalizzazione dei servizi con la riforma del Titolo V della Costituzione, e in futuro il disegno di legge sull’Autonomia differenziata mettono a rischio il Fondo nazionale TPL con il ritorno alla compartecipazione fiscale e al caos pre-2012, anno di istituzione del Fondo stesso”.
Secondo il sindacato, l’incertezza delle risorse su cui ciascuna Regione può fare affidamento per programmare i servizi e mantenere un equilibrio economico delle aziende del settore mette, tra l’altro, in discussione il percorso per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro degli autoferrotranvieri in scadenza il prossimo 31 dicembre.
La CGIL e la FILT-CGIL nazionali definiscono, poi, “del tutto insensata” l’eliminazione della disposizione che vincola una quota del Fondo nazionale TPL all’adeguamento legato alla dinamica inflattiva. “Questa modifica non tiene conto dei doveri assunti a livello comunitario per contrastare la crisi climatica ed energetica. Le misure assunte dalla legge 136 vanno in senso opposto, rimuovono quella minima salvaguardia costituita dall’adeguamento inflattivo almeno di una quota del Fondo TPL e comunque largamente insufficiente a garantire il recupero dell’inflazione pregressa che, già al 2023, registrava valori molto più elevati”, conclude la nota nazionale.