“Diario di Bordo” è una rubrica che nasce con l’intento di diffondere l’amore per la montagna e la conoscenza del nostro spettacolare territorio. La suggestiva cornice montana della Valle Camonica, in provincia di Brescia, così come ciò che sono in grado di offrire le Orobie e le Prealpi, in provincia di Bergamo, spingono ogni anno migliaia di persone a muoversi, fare fatica e sacrificarsi per raggiungere la vetta. I rifugi sono la meta prescelta di molti, e la fortuna vuole che da noi ci sia l’imbarazzo della scelta. Ecco perché, di settimana in settimana, andremo a raccontare le emozioni provate durante una salita nello specifico. La narrazione sarà caratterizzata da pochi tecnicismi: lasceremo parlare il cuore.
L’appuntamento di questa settimana lo dedichiamo al rifugio “principe” della Valle Camonica: il Garibaldi. Situato ai piedi dell’imponente parete Nord dell’Adamello nell’alta Val d’Avio, il rifugio dedicato al famoso patriota sorge a 2550 metri di quota. Per la sua posizione è diventato un punto di partenza strategico per le ascensioni all’Adamello e a tutte le cime della Val d’Avio. Raggiungerlo in macchina è facile: risalendo la statale 42 della Valle Camonica, arriviamo a Edolo e poi continuiamo fino a Temù. All’inizio del paese entriamo in una rotonda prendendo la prima uscita verso destra, quindi seguiamo le indicazioni per Val d’Avio e superato un ponte sull’Oglio proseguiamo verso destra. Poco dopo si trova una stradina sterrata che conduce alla Malga Caldea. Proseguiamo per 2.7 km e da lì comincia la nostra escursione.
L’itinerario, oltre ad essere affascinante per la ricchezza e la varietà della sua natura, ha anche una valenza storica in quanto era il percorso seguito dagli alpini durante la 1° Guerra Mondiale per accedere alla prima linea sui ghiacciai. La Malga Caldea si trova a 1580 m s.l.m. circa, dunque, per raggiungere il traguardo occorre compiere un’ascensione di 1000 metri di dislivello. Si comincia con una serie di tornanti ripidi e asfaltati che spezzano subito il fiato, non molto simpatici, ma che conducono fin sopra il meraviglioso laghetto d’Avio, seguito dal Lago Benedetto. Da qui si possono ammirare dei meravigliosi scorci panoramici. Si percorre una breve salita passando a fianco di una bella cascata per raggiungere un pianoro con uno straordinario paesaggio alpestre dominato dalle cime dell’Adamello.
Superato un ponticello riprendiamo a salire tra alcuni tornanti coperti da pochi alberi. Da un’ampia mulattiera continuiamo fino all’inizio del calvario. Un buon modo per rendersi conto di dove ha inizio questo tratto è constare l’assenza totale di alberi. Infatti, da questo punto (2.200 m.s.l.m.) in poi ci si trova completamente esposti al sole. Quindi, crema solare e gambe in spalla. La famosa mulattiera militare della Grande Guerra è impegnativa e ripida. La pendenza diminuisce solo in prossimità della diga della Val Venerocolo. A pochi passi dal rifugio è situata una chiesetta dedicata ai caduti, tappa obbligatoria prima di raggiungere il rifugio. L’interno del santuario presenta degli aspetti insoliti per un luogo sacro: le rappresentazioni sui quadri che addobbano le pareti sono di soldati e aspetti legati alla guerra.
Poco distante ecco il rifugio Garibaldi, posizionato frontalmente rispetto a noi. La cucina è buona e l’offerta piuttosto varia. È consigliabile recarsi su prenotazione per evitare lunghe attese. Tempo dell’ascensione: 2.30-3.00 ore. Non è richiesta una particolare preparazione fisica per questa escursione ma attenzione lungo il Calvario, è importante essere ben idratati e avere con sé della frutta secca o degli integratori per prevenire il verificarsi di situazioni spiacevoli. Una camminata emozionante per una duplice ragione: la bellezza semplice del paesaggio e la sensazione di essere immersi nella storia. Fermarsi a leggere nomi e cognomi dei caduti durante la Grande Guerra è il solo modo che abbiamo per non dimenticarci di loro.
“Adamello ’15-18: le anime dei caduti e dei reduci qui si ritrovano riunite in eterno”
Francesco Moretti