Settantacinque anni fa, italiani e italiane vennero chiamati al voto e anche le donne, per la prima volta, poterono finalmente dire la propria.
Considerate cittadine al pari – o quasi – degli uomini dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la loro prima occasione di voto non fu il referendum del 2 giugno 1946, ma le amministrative di qualche mese prima con una affluenza femminile che oltrepassò l’89%. Non fu una concessione ma una conquista, ottenuta anche con la partecipazione di massa delle donne alla lotta della liberazione.
Sono state 21 le donne elette all’Assemblea costituente, le madri costituenti, che con il loro lavoro hanno aperto la strada delle riforme dei decenni successivi. È longeva la storia della battaglia delle donne: fino al 1953 non potevano far parte di una giuria popolare, fino al 1963 non potevano entrare in magistratura, la parità dei coniugi venne regolata dal Codice civile solo negli anni ’70, le leggi a tutela delle lavoratrici arrivarono dopo.
«Anche se non avevamo ancora l’abitudine ad avere degli scambi di idee fra di noi, successe però che quasi istintivamente riuscimmo a trovare delle posizioni comuni conducendo anche un lavoro prezioso, anche se non molto visibile, all’interno dei nostri gruppi parlamentari per arrivare alla stesura degli articoli fondamentali della Costituzione, che riguardano l’uguaglianza di fronte alla legge, nel lavoro e nella famiglia» affermò Nilde Iotti, membro dell’Assemblea costituente e prima donna Presidente della Camera dei Deputati. Infatti, pur considerando le istanze dei singoli partiti, le donne fecero spesso fronte comune sul tema dell’emancipazione femminile. Qualsiasi fosse il loro colore, qualsiasi fosse lo schieramento, le madri costituenti ponevano in cima alle loro priorità i diritti civili, le conquiste da raggiungere insieme.
Se oggi abbiamo la possibilità di essere in Parlamento e al Governo, lo dobbiamo anche a quelle ventuno costituenti che hanno aperto la strada a tutte coloro che, prima di noi, si sono battute per la parità e i diritti che non sono dati una volta per tutte ma devono essere difesi e fatti vivere ogni giorno.
Di recente, è stato annunciato che Samantha Cristoforetti sarà la prima donna a capo della Stazione Spaziale Internazionale e non possiamo non accorgerci di quanti passi avanti siano stati fatti da quel 2 giugno 1946. La strada, però, è ancora lunga e le conquiste da raggiungere sono moltissime. Farcela non è impossibile, il lavoro di squadra è essenziale.
Maria Ducoli