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L’Italia riparte con il decreto firmato dal premier Conte ma con prudenza per evitare una ripresa dei contagi. Oggi hanno riaperto i cantieri pubblici e le aziende votate all’export, ma la vera fase 2 scatterà il 4 maggio, con una maggiore libertà di movimento nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Solo allora riaprirà la maggior parte delle attività produttive, ma i negozi dovranno attendere il 18 maggio, parrucchieri ed estetisti l’inizio di giugno.

Ma non mancano le polemiche. Il nodo delle scuole ma anche quello delle seconde case o ancora la questione delle messe, sono diversi i punti sui quali arrivano critiche.  Dubbi anche sugli incontri tra congiunti. Da una prima interpretazione del Dpcm in vigore dal prossimo 4 maggio, con “congiunti” si intendono “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”.

Il diffondersi di comportamenti irresponsabili, produrrebbe una ripresa forte del contagio e renderebbe inevitabile il ripristino immediato del divieto di mobilità. E’ evidente a tutti che se non c’è da parte di ogni singolo cittadino senso di responsabilità, si rischia di prolungare all’infinito l’emergenza e la sofferenza di tutti,

Per la fase 2 “bisogna ancora cercare di limare un sacco le regole”, ha detto il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, commentando il nuovo provvedimento del Governo.

Sono stimati in 940mila gli addetti che torneranno al lavoro il 4 maggio in Lombardia con l’attivazione dei nuovi codici Ateco: di questi si calcola che circa il 30% saranno dipendenti in smart working o soggetti iper suscettibili. E’ quanto riporta il documento sulle linee guida “per la nuova normalità” redatto dalla Regione Lombardia secondo il quale il 50% delle imprese regionali è a basso rischio di contagio mentre il 45% dei lavoratori lombardi è a basso rischio di aggregazione. In totale in Lombardia dal 4 maggio saranno al lavoro circa la metà degli addetti, due milioni su quattro