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Cordoglio per Giovanni Noferi, Combattente per la Libertà

Sarà vuota la sua sedia domani in Prefettura a Bergamo, dove era atteso nel giorno della Memoria,. Venerdì 27 gennaio, per la consegna della Medaglia d’onore riservata ai cittadini italiani militari e civili deportati e internati nel lager nazisti.

Giovanni Noferi questo giovedì mattina poco prima di mezzogiorno si è spento all’ospedale di Lovere: da tempo viveva nella casa della figlia a Costa Volpino. Era nato il 3 maggio 1924 a San Giovanni Valdarno in provincia di Arezzo. Per assolvere l’obbligo militare nell’Italia in guerra, il padre lo convince ad arruolarsi nei Carabinieri, ma dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, viene fatto comunque prigioniero e rimane nei lager tedeschi per due anni dove affronta il duro lavoro, la fame, il freddo, le atrocità delle sevizie e delle torture inflitte ai prigionieri italiani, le umiliazioni e gli insulti. I tedeschi non consideravano gli italiani nemmeno prigionieri, ma Internati Militari Italiani (Italienische Militär-Internierte – IMI in sigla: soldati catturati, rastrellati e deportati nei territori del Terzo Reich, degni di ogni disprezzo per il tradimento dell’Italia che aveva patteggiato l’armistizio con il nemico. Questi internati non potevano nemmeno avere l’assistenza della Croce rossa internazionale: lo storico tedesco Gerhard Schreiber li ricorda come uomini “traditi, disprezzati, dimenticati”. Durante la prigionia nei lager Giovanni Noferi conosce Giuseppe Lazzati, oggi dichiarato venerabile da Papa Francesco, che rientrato in Italia nell’agosto del 1945, è immediatamente coinvolto, con Giuseppe Dossetti e Giorgio la Pira, nell’opera di ricostruzione della vita civile del Paese, prima nella fase costituente, poi in quella più direttamente politica. Incontra anche lo scrittore Giovannino Guareschi, da cui trarrà la forza per non lasciarsi lusingare ad entrare nella Repubblica Sociale Italiana. Il Presidente Sandro Pertini riconobbe a Giovanni Noferi, come a tanti altri che come lui hanno resistito alle blandizie tedesche, il titolo di “Combattente per la libertà”. Rientrato nell’estate del 45 al suo paese, scopre che la sua famiglia era stata sfollata a Edolo: raggiunge i suoi cari e decide che la sua patria d’ora in poi sarebbe stata la Vallecamonica. Inizia con fatica, ma con crescente successo, l’attività di tipografo che lo farà conoscere a tutto il territorio. Dopo la meritata pensione, decide di portare nelle scuole la testimonianza dei sopravvissuti dei lager nazisti, partecipando, fino a che la salute lo ha retto, a tutte le manifestazioni della memoria: 4 novembre, 25 aprile, 2 giugno, riunioni di ex-combattenti e reduci, riunioni di ex-internati. La sua figura sempre composta ed in disparte, resterà un monito per molti che lo hanno incontrato: nella semplicità della sua vita ha tracciato un profondo solco di libertà basata sul rispetto e la democrazia. Il suo funerale si svolgerà sabato 28 gennaio alle 14.00 nella Chiesa parrocchiale di Corna di Darfo.

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