Sulla carta è tutto chiaro: ma chi lo legge e lo porta a conoscenza? Quanti sono gli amministratori pubblici, nuovi e vecchi, che lo conoscono?
Molti avranno ancora nella memoria l’immagine del lago Sebino, di qualche decina d’anni fa, alle prese con 3 problemi che sembrano difficili da superare. Invece grazie all’impegno soprattutto delle due Province gli ostacoli sono stati rimossi ed ora il lago vive in una situazione di tranquillità. Erano, allora, problemi concatenati: prima l’inquinamento che derivava dai due principali fiumi – Oglio e Borlezza – cui si aggiungevano quelli della Collina, i cui scarichi provenienti da Solto, Fonteno e Riva, venivano riversati direttamente nel bacino lacustre. Poi il problema delle alghe che alimentate dagli agenti inquinanti proliferavano senza poterle contrastare visto che sulle acque del lago era presente un solo battello spazzino. Quindi i livelli che, mal gestiti dal Consorzio dell’Olio a trazione agricola, facevano in modo che le alghe fiorite, in modo abnorme, galleggiassero sull’acqua e colpite dai raggi solari imputridivano affidando al lago un ulteriore contributo di elementi inquinanti. Bisognava fare qualcosa e presto. Furono acquistati due battelli spazzini, ma gli effetti dell’operazione furono vanificati poche settimane dopo, allorchè le alghe vennero dichiarate rifiuti speciali per cui dovevano essere smaltite in discariche particolari. Si acquistarono anche battelli compattatori ed eradicatori e il problema rientrò dall’emergenza. Poi, fu la volta del collettamento della Collina e la chiusura di ogni scarico diretto al lago, uniti ad un maggior controllo dell’operare del Consorzio. E gli affetti si sono visti: quest’anno, i prelievi fatti dalle due ASST provinciali, hanno confermato che la qualità dell’acqua è eccellente, un giudizio ben lontano da quello espresso anni fa.
Ma rimane un problema: il fiume Oglio, i cui comuni presenti sulle sue rive non sono ancora completamente collettati, conferisce al lago ancora quantità di inquinanti. Per il corso d’acqua è stato, a suo tempo, sottoscritto “Il Contratto di Fiume” che è un atto volontario di impegno condiviso da diversi soggetti pubblici e privati, finalizzato a trovare modalità condivise per perseguire obiettivi di riqualificazione ambientale, paesaggistica e di rigenerazione socio-economica del sistema fluviale.
Se da un lato aumenta il fabbisogno di acqua, dall’altro si riduce progressivamente, la quantità di acqua disponibile, a causa dei cambiamenti climatici e dello sfruttamento sempre più spinto del territorio, che si riflette sulle acque di superficie e sotterranee. La biodiversità ricca e straordinaria dei territori del bacino del Fiume Oglio è, e deve essere sempre più, oggetto di salvaguardia a beneficio delle presenti e delle future generazioni. perché manomessi. Se i fiumi e i loro territori sono maltrattati l’acqua, risorsa preziosissima che diventerà sempre più preziosa nei prossimi anni, smette di essere una risorsa e diventa una minaccia’.
Sulla carta è tutto chiaro, ma chi prende questo documento tra le mani e lo adatta alle esigenze correnti? Vorremmo poter fare un sondaggio e verificare a chi compete il rispetto delle decisioni prese qualche hanno fa? Gli elementi che entrano in gioco sono: una comunità (Comuni,d Province, Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), Regione, imprese, cittadini, associazioni, ecc.), un territorio (suoli, acque, insediamenti, aria, ecc.) e un insieme di politiche e di progetti a diverse scale/livelli.
Verso il Contratto di Fiume della Valle Camonica i soggetti sottoscrittori si impegnarono a sviluppare o riorientare le politiche ambientali per concorrere a:
− connettere gli spazi aperti residuali in una rete verde, al fine di realizzare o rafforzare un corridoio ecologico quale elemento strutturante di una rete ecologica di bacino;
− promuovere funzioni ecologiche, fruitive, di mitigazione del rischio idraulico e del rischio di inquinamento;
− promuovere la rinaturalizzazione delle fasce prossime ai sistemi infrastrutturali lineari.
La Riserva della Biosfera “Valle Camonica – Alto Sebino”, si estende per circa 1.360 km2 dal ghiacciaio dell’Adamello al Lago d’Iseo, interessando il territorio di 45 Comuni della Valle Camonica geografica. La metà del territorio è interessata dalle aree di transizione, che comprendono i centri abitati con le principali infrastrutture e in cui si svolgono le attività agricole, artigianali e produttive. La restante metà è interessata, in eguale misura, dalle aree cuscinetto e dalle aree cuore, che coincidono con gli ambiti più naturali delle principali aree protette. Abitata da circa 121.000 cittadini, la Riserva è interamente percorsa dal fiume Oglio, che ne costituisce l’asse ecologico, funzionale e fruitivo. Dai 185 metri s.l.m. del Lago d’Iseo ai 3.539 metri s.l.m. del Monte Adamello, l’area MAB UNESCO è un insieme ineguagliabile di paesaggi e biodiversità che custodisce un patrimonio straordinario di valori storico-culturali, artistici, artigianali, enogastronomici e identitari. Gestione virtuosa dei processi industriali e del ciclo dell’acqua e dei rifiuti, economia circolare, risparmio energetico, diminuzione del consumo di suolo, tutela della biodiversità, riduzione dell’impronta ecologica, conoscenza dei servizi ecosistemici: tutti questi temi devono oggi essere affrontati dalla Riserva della Biosfera con il coinvolgimento e l’impegno di tutte le parti sociali. Le buone pratiche disponibili, messe a disposizione e condivise tra i diversi attori che operano nella Riserva della Biosfera, consentiranno di costruire scenari futuri di progresso a lungo termine del quale il Contratto di Fiume potrà avvalersi.