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alcol test

Condannata per resistenza e guida in stato di ebbrezza

Condanna a 4 mesi e 10 giorni per oltraggio e resistenza, e a 3 mesi di arresto sostituiti con lavori di pubblica utilità, con assoluzione dalla interruzione di pubblico servizio e tentato abuso d’ufficio per un’avvocatessa di Bergamo.

I fatti risalgono al 13 agosto 2015, in un lasso di tempo che va dalle 23.30 alle 3.30 quando l’avvocatessa è in auto con un amico, che guida. La polizia lo ferma e lo sottopone all’alcoltest che dimostra che l’uomo aveva un tasso alcolico nel sangue sopra i limiti di 50. Ma l’avvocatessa ha chiesto che venisse portato in ospedale per l’esame del sangue, più preciso. Ma gli agenti non avrebbero voluto: quindi l’avvocatessa avrebbe chiesto che fosse verbalizzato, ma senza risposta. Pare che a quel punto si sia scatenato il putiferio, perché l’auto deve essere spostata, va spostata, la donna non se la sente di guidare e chiama un taxi, la polizia chiama il carro attrezzi. Al taxista è stato chiesto di prendere in custodia l’auto ma avrebbe dovuto sottoporsi all’etilometro:a questo punto anche il taxista se ne va. Allora la donna decide di mettersi al volante e in retromarcia e parcheggia. Lei stessa viene sottoposta all’etilometro che dà un responso inequivocabile; 1,55 grami per litro di alcool etilico nel sangue. Tra lei e la polizia si alza un muro e la vicenda finisce con la denuncia per resistenza a Pubblico ufficiale, con la contestazione di essersi opposta al test e alla contravvenzione dell’amico che guidava, di aver ostacolato la rimozione dell’auto; di aver cercato di intimidire gli agenti con la frase «ci vediamo in tribunale». Quindi ci sarebbe anche l’oltraggio per aver detto alla polizia «potete fare a meno di chiamare il carro attrezzi che sto chiamando l’autista» e aver dato della «ragazzina» alla comandante della Stradale, Mirella Pontiggia, parte civile insieme a due agenti. La comandante ha fatto sapere che devolverà i 3.000 euro di risarcimento a un’associazione. L’avvocatessa, messa davanti alle proprie responsabilità, avrebbe ammesso alcune frasi. Il Tribunale di Bergamo l’ha condannata.

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