Le piante sono importanti per combattere l’emergenza smog, mangiano le polveri e ripuliscono l’aria inquinata dalle emissioni di Co2, salvando i polmoni dei cittadini. Lo sottolinea Coldiretti Bergamo in occasione dell’inaugurazione di Myplant&Garden di Milano dove sono esposte, in collaborazione con Assofloro, le specie di piante più adatte a catturare i gas a effetto serra responsabili dei cambiamenti climatici, ma anche di limitare l’inquinamento all’interno delle abitazioni. Presenti all’iniziativa il presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini, il Governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana e la presidente di Assofloro Nada Forbici,.
Una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all’anno, secondo una analisi della Coldiretti. Promuovere essenze con il Leccio, la Fotinia, il Pittosforo, il Lauro o l’Eleagno aiuta dunque a rendere le strade più vivibili. Ma è importante anche il ruolo dell’Acero Riccio. Dodici piante assorbono – spiega Coldiretti – l’equivalente della CO2 emessa da un’auto di media cilindrata che percorre 10 mila km/anno. E piante antismog sono anche la Betulla, il Cerro, il Ginkgo Biloba, il Tiglio, il Bagolaro, l’Olmo campestre, il Frassino comune e l’Ontano nero.
Anche le piante da appartamento possono ridurre del 20% l’anidride carbonica in case, scuole, uffici e ospedali e del 15% il quantitativo di polveri sottili PM 2,5. Si va dalla Sansevieria alla Yucca, dalla Camadorrea alla Schefflera, dal Pothos alla Diffenbacchia, dallo Spatifillo fino ad arrivare all’Anturium. Un modo efficace di combattere l’inquinamento dell’aria negli ambienti chiusi, talmente diffuso da essere descritto come “Sindrome dell’edificio malato”, causando l’insorgere di mal di testa e problemi respiratori.
Per ridurre l’inquinamento e mantenere l’impegno a contrastare i cambiamenti climatici bisogna, dunque, intervenire in modo strutturale sugli ambienti metropolitani ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato.
Secondo un’analisi di Coldiretti su dati ISTAT, a Bergamo ogni abitante dispone di 25,6 metri quadrati di verde urbano, una situazione leggermente migliorata nel corso degli ultimi anni (nel 2011 la disponibilità di verde urbano pro capite era di 24,7 metri quadrati) che però resta al di sotto delle media nazionale che è di 32,5 metri quadrati di verde urbano pro capite.
La presenza di aree verdi è anche un baluardo contro il caldo, considerando che un parco di grandi dimensioni può abbassare il livello di calore da 1 a 3 gradi rispetto a zone dove non ci sono piante o ombreggiature verdi. Gli alberi infatti rinfrescano gli ambienti in cui si trovano grazie sia all’ombreggiatura che creano e sia alla traspirazione e fotosintesi del fogliame diventando dei grandi condizionatori naturali: un’area verde urbana di 1.500 metri quadrati raffredda in media 1,5 gradi e propaga i suoi positivi effetti a decine di metri di distanza. Una spinta positiva in tale ottica è arrivata dal Bonus Verde, fortemente sostenuto da Coldiretti, che prevede una detrazione ai fini Irpef del 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private e condominiali di edifici esistenti, di unità immobiliari, pertinenze o recinzioni (giardini, terrazze), per la realizzazione di impianti di irrigazione, pozzi, coperture a verde e giardini pensili. La misura è in scadenza il prossimo 31 dicembre 2024 ed è importante che venga rinnovata con la Legge di bilancio, portando possibilmente al 50% la detrazione e/o innalzandola da 5.000 a 10.000 euro.
“Il settore del florovivaismo – sottolinea il presidente dei Florovivaisti Bergamo Sandro Maffi, presente alla manifestazione di Rho con una delegazione di associati di Coldiretti Bergamo guidata dal direttore Carlo Loffreda – svolge un’azione significativa nel favorire la salute dei cittadini oltre ad avere un ruolo cardine dal punto di vista economico. Purtroppo presenta elementi di criticità che ne mettono a rischio la dinamicità, come le importazioni selvagge dall’estero, gli effetti dei cambiamenti climatici e l’esplosione dei costi di produzione”.
In provincia di Bergamo sono 950 le aziende che operano nel comparto florovivaistico (produzione e manutenzione del verde) con circa 2.550 gli addetti.
“Occorre – prosegue Maffi – combattere la concorrenza sleale di prodotti importati dall’estero facendo in modo che piante e fiori in vendita in Italia e in Europa rispettino le stesse regole su ambiente, salute e diritti dei lavoratori. Va inoltre considerato che puntare sulla filiera 100% italiana garantisce alla biodiversità locale di crescere e alle nostre città di avere un alleato in più contro l’inquinamento. E’ importante anche assicurare un’equa redditività alle aziende, per questo puntiamo sulla giusta retribuzione delle piante, nel massimo rispetto della legge contro le pratiche sleali”.