Carlo III e il Canada “banco di prova del ruolo politico della monarchia”

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(Adnkronos) – L'idea che una democrazia come quella in Canada "possa chiamare un anziano monarca ereditario d'oltreoceano a fungere da punto focale per la sua resistenza alla minaccia esistenziale di Donald Trump richiede un certo impegno. Eppure è esattamente ciò che è accaduto questa settimana, quando il re si è recato a Ottawa per inaugurare il nuovo parlamento canadese". Lo scrive sul Guardian l'editorialista Martin Kettle, che giudica la visita di Carlo III nel Paese nordamericano un evento "molto significativo". Nessun monarca in 50 anni aveva compiuto un viaggio di questo tipo in Canada – afferma il giornalista – un Paese che "si è trasformato in una grande potenza globale e ha decisamente abbandonato i suoi vecchi legami coloniali. Eppure, la minaccia di Trump è tale che il primo ministro del Paese, Mark Carney, ha ritenuto che la presenza di Buckingham Palace avrebbe inviato un utile segnale di interesse sulla sua sovranità nazionale, contribuendo a vincolare la nazione e, al contempo, a mandare un messaggio al presidente degli Stati Uniti". Altrettanto significativo – sottolinea Kettle – è il fatto che "re Carlo sia stato felice di assecondare il premier canadese. Durante il discorso pronunciato a Ottawa, il sovrano "ha pronunciato parole che chiaramente gli stavano a cuore". Senza menzionare direttamente Trump, i riferimenti al presidente degli Stati Uniti erano molti: "Il re ha sostenuto l'orgoglio nazionale canadese e ha affermato che democrazia, diritto, pluralismo e commercio globale erano in gioco. Ha affermato che le relazioni del Canada con l'Europa sarebbero state rafforzate e, parlando in francese, ha dichiarato che il Canada si trova ad affrontare sfide senza precedenti nel dopoguerra. Si è detto orgoglioso che il Canada fosse 'un esempio per il mondo nella sua condotta e nei suoi valori, come forza del bene', e ha concluso, citando l'inno nazionale canadese, che 'il vero Nord è davvero forte e libero'". Il discorso di re Carlo, secondo l'editorialista, contiene "un inequivocabile rimprovero alla maleducazione, all'aggressività e all'avidità di Trump. Le parole non sono neutrali, ma decise. Non è chiaro se il re abbia cercato l'approvazione di Keir Starmer per la sua visita e il suo discorso. Il punto più importante, tuttavia, è che si è trattato di un atto volontario da parte del re", da cui emerge una linea differente rispetto a quella della madre, la regina Elisabetta II, che, durante i suoi 70 anni di regno decise di mantenere una costante neutralità negli affari pubblici. "Fu molto elogiata per questo durante la sua vita – ricorda Kettle – inducendo alcuni commentatori a supporre che la neutralità fosse ormai una precondizione per la sopravvivenza della monarchia". Tuttavia, gli osservatori della monarchia ammettono che Carlo non ha oltrepassato alcun limite costituzionale significativo pronunciano il suo discorso: "Ha fatto il suo dovere, ma non a modo di sua madre".   —internazionale/royalfamilynewswebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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