Sono parole al veleno, quelle della Lega per l’Abolizione della Caccia bresciana. Un bilancio che farà discutere gli addetti ai lavori e non solo. La LAC prende in esame tutti gli episodi di bracconaggio e di illegalità avvenuti in provincia dall’inizio della stagione venatoria. “Sono state infatti quasi 80 – scrivono i referenti della Lega – le persone denunciate in meno di un mese dalla missione in trasferta del Nucleo Antibracconaggio del CFS , grazie anche alle segnalazioni dei volontari; il bilancio è di centinaia le trappole e le reti da uccellagione rimosse e migliaia gli esemplari di avifauna protetta vivi e morti (soprattutto morti) sequestrati”. L’obiettivo della LAC è il mondo politico bresciano, reo, secondo i volontari, di non fare nulla per evitare stragi di animali sul territorio. “Tutto ciò è avvenuto all’ombra di un contesto politico-amministrativo locale preoccupante, con associazioni venatorie per nulla propense a sradicare una illegalità congenita, rappresentata in moltissimi casi da sparatori e trasvolatori recidivi ( per nulla impressionati da sanzioni inadeguate), sebbene molto impegnate a rilanciare vecchie e deprimenti battaglie in prima persona o per conto terzi: come le continue pressioni per la riapertura dei “roccoli” per la distribuzione dei richiami vivi, l’insopportabile ritornello della richiesta di caccia in deroga a specie protette (di fatto comunque illecitamente poste in essere col sistematico abbattimento di migliaia di fringillidi ed uccelli insettivori) e la compartecipazione al piagnisteo dei ristoratori rimasti orfani -finalmente per legge- degli uccelli migratori selvatici necessari a confezionare lo spiedo bresciano”. A fronte di una situazione così fuori controllo, del numero di animali protetti abbattuti e feriti , incluso ’ennesimo Ibis Eremita in Valcamonica, la LAC ha chiesto alla Regione Lombardia la sospensione della caccia nel bresciano. Posizione, comunque, non accolta dall’assessore Giovanni Fava, secondo cui, scrive la LAC, “il primato italiano del bracconaggio a Brescia è un’allucinazione collettiva definita “fenomeno modesto nei numeri”. D’altronde la Regione sulla correlazione conclamata tra bracconaggio e licenze di caccia (i reati venatori sono compiuti per quasi 80% da cacciatori) ha sempre nascosto la testa sotto la sabbia”