L’uscita dell’amministrazione di Breno dal Gruppo civico negli enti territoriali ha portato, come prevedibile, alle dimissioni da vicesindaco di Simona Ferrarini che in Comunità Montana è la titolare dell’assessorato alla cultura e turismo
Il malessere temporaneo generato dalla questione della riperimetrazione del Parco dell’Adamello ha, forse, radici più profonde e rischia di provocare un rimescolamento delle carte che potrebbe portare ad un clamoroso cambio dei vertici della Comunità Montana. Non è un segreto per nessuno che Farisoglio non si dimostri benevolo nei confronti dei vertici della Comunità montana, e operare dall’esterno gli consentirebbe fra l’altro di avere mano libera per esprimere liberamente il proprio pensiero nei confronti di chi governa gli enti comprensoriali. Inoltre il suo nome era stato speso di recente e a più riprese proprio come presidente della Comunità montana.
Intanto, per tenere calda la questione l’ormai ex vicesindaco Ferrarini rende pubblica la sua posizione in forte contrasto con l’operato dell’amministrazione brenese.
Pubblichiamo integralmente il documento inviato alla nostra redazione
“Perché ho deciso di rimettere nelle mani del sindaco tutte le deleghe a me conferite? È
impossibile collaborare in modo serio e costruttivo quando vengono a mancare rispetto e
fiducia, quando scelte, tempi e modalità di lavoro non sono davvero condivisi. È impossibile
credere alla lettera inviatami dal sindaco, che dovrebbe essere una lettera di scuse, dove però
manca la reale consapevolezza di aver usato atteggiamenti e parole chiaramente offensivi;
dove l’imperativo è quello di adeguarsi alle decisioni del gruppo con immediate dimissioni da
ogni carica ricoperta da me negli enti comprensoriali.
Ma è necessario fare chiarezza.
Il mio impegno negli enti comprensoriali è stato portato avanti con serietà e passione; ho
conosciuto funzionari e tecnici seri e impegnati e colleghi assessori, tutti, convinti della
necessità di lavorare uniti per il bene della Valle Camonica: questa peraltro è sempre stata la
dichiarazione programmatica dei presidenti di Comunità montana e Bim. Il mio impegno nel
Comune di Breno è stato altrettanto intenso e sempre comunque da me ritenuto prioritario
rispetto a ogni altra attività.
I due incarichi non sono mai stati in contrasto!
Non ho mai condiviso la decisione del sindaco di Breno di uscire dalla maggioranza degli enti
comprensoriali, non tanto per il mio ruolo (peraltro di cultura al sindaco non è mai importato
molto), quanto per il complesso di attività e risultati realmente raggiunti da Comunità e Bim in
questi anni. Coerentemente quindi ho sostenuto tale posizione negli incontri con il gruppo del
Comune di Breno e non ho condiviso l’atteggiamento del sindaco che ha dapprima parlato di
comunicare l’uscita del Comune dalla maggioranza dei due enti alla metà di giugno, poi ai
primi giugno e ora lo fa a metà maggio. Non è certamente per il bene del paese che
l’Amministrazione giunge a isolarsi proprio nel momento in cui tutta la Valle, consapevolmente,
sta cercando di condividere strategie e obiettivi a breve e a lungo termine. Mi si chiede, o
meglio mi si impone, di adeguarmi alle decisioni del gruppo: far parte di un gruppo non vuol
dire subire passivamente decisioni che vanno a offendere un ruolo svolto con serietà e
impegno; non vuol dire condividere affermazioni su tematiche che avrebbero potuto e dovuto
essere affrontate apertamente nel gruppo civico di maggioranza e nelle pubbliche assemblee
di Comunità e Bim. In tutti questi anni io sono stata in Comunità quale assessore esterno
senza alcuna delega del Comune di Breno, eletta quindi dall’assemblea dei sindaci. I
rappresentati delegati da Breno (Lino Giacomelli, Alessandro Panteghini, Francesco Moscardi)
hanno partecipato a gruppi e assemblee senza mai far sentire la loro voce. Democraticamente
ognuno può e deve parlare, perché i miglioramenti devono passare dall’interno, mentre le
critiche a posteriori sono sterili e inutili. Sono giunta alla sofferta decisioni di rimettere ogni
delega nelle mani del sindaco (vicesindaco, assessore alla Cultura e al Turismo, assessore al
Personale e Affari generali), perché diversamente dalla reale, proficua e seria collaborazione
che ha caratterizzato per molti anni il nostro modo di lavorare, si è giunti a un rapporto
superficiale, a una ripetuta mancanza di tempo, da parte del sindaco, per ascoltare,
condividere e discutere. Si è giunti a momenti chiusura, di mancanza di rispetto, di
autoritarismo. Ritengo che ora non sia in nessun modo possibile riprendere un dialogo che,
non per mia volontà, è stato interrotto.
Rimango nell’Amministrazione comunale in qualità di consigliere, ruolo assegnatomi dai
cittadini con i loro voti; per rispetto dei cittadini stessi, quindi, al momento non mi allontano
definitivamente dalla vita amministrativa”.
Simona Ferrarini
Breno, 14