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Digos

Blitz antiterrorismo in Val Seriana

Gli agenti della Digos all’alba di mercoledì 28 marzo hanno compiuto un blitz in Val Seriana, all’interno di un’operazione coordinata dalla procura di Torino e condotta dalla Digos e dall’Ucigos, con altre 12 perquisizioni tra Milano, Modena, Reggio Emilia e Napoli. In Valseriana hanno svolto indagini su un 30enne, di origine albanese, mediatore culturale.

L’uomo lavora in zona, non sarebbe indagato, anche se la mansarda in cui vive con la moglie albanese ed il figlio piccolo è stata meticolosamente perquisita con rilievi su telefoni, pc e documenti. L’operazione è avvenuta in seguito all’arresto a Torino di Halili El Mahdi, 23 anni, italiano d’origine marocchina residente a Lanzo, accusato di essere parte dell’associazione terroristica dell’Isis, dopo che nel 2015 era finito nell’inchiesta «Balkan Connection» della procura di Brescia sulla rete di fiancheggiatori e reclutatori sul web di possibili foreign fighters europei dello Stato Islamico. El Mahdi era stato arrestato e poi aveva patteggiato due anni con pena sospesa dopo aver tradotto e diffuso un libello di 62 pagine intitolato «Lo Stato Islamico: una realtà che ti vorrebbe comunicare», considerato un vademecum della propaganda dell’Isis e, all’arresto si era detto fiero di andare in carcere per Allah. Ben diverso quanto dichiarato dal 30enne islamico residente in val Seriana anche se è sposato con la sorella dell’arrestato a Torino considerata vicino agli ambienti del fondamentalismo in Italia. Il 30enne aveva sposato la ragazza albanese, sette anni fa, e aveva cominciato la sua conversione all’Islam che prende materialmente forma anche nel mutamento del nome in omaggio al nuovo credo religioso. Ora fa il mediatore culturale, ha studiato psicologia e ha assunto ruoli di rilievo nell’associazione per la quale lavora ed è molto attivo anche sul fronte religioso. Dal 2012 in poi appare spesso su Romia Tv, un canale web per i musulmani in Italia. Per perfezionare la lingua araba era anche andato in Egitto con la moglie in tre occasioni, ma nel giugno del 2015 all’aeroporto del Cairo, mentre sta rientrando diretto a Istanbul, la polizia egiziana lo aveva fermato e trattenuto per 4 giorni per poi espellerlo col divieto di rientrare per i successivi 5 anni. Il Ros, in una nota, lo segnala come cognato dell’albanese di Pozzo d’Adda che a sua volta era andato e venuto dall’Egitto spesso: al suo ritorno in Italia, nel 2015, l’albanese viene espulso. In val Seriana nel paese dove risiede è considerato un bravo giovane e domenica scorsa, la domenica delle Palme, era stato anche visto arrivare verso la chiesa con un ramoscello d’ulivo, sorridendo. Ieri sera ha spiegato che la polizia ha perquisito la sua casa e ha sequestrato alcuni oggetti ma lui è un musulmano che cerca di trovare la serenità, con se stesso e gli altri, e che si è impegnato molto a favore della convivenza tenendo incontri, parlando in pubblico, e partecipando a eventi di “Molte fedi sotto lo stesso cielo” nel ciclo d’incontri promosso dalle Acli.

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