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Baghèt, cornamusa e musette: alla SS.Trinità di Casnigo i suoni della tradizione

Baghèt, cornamusa e musette: alla SS.Trinità di Casnigo i suoni della tradizione

Un omaggio all’antica cornamusa bergamasca, cara alla tradizione con l’affettuoso “baghèt”, ma anche l’incontro fra strumenti a fiato che costituiscono un patrimonio inestimabile per le culture più disparate. L’Associazione Culturale il Baghèt, con il patrocinio del Comune e in collaborazione con la Parrocchia di Casnigo, organizza per domenica 24 settembre alle ore 15 presso il Santuario della Ss.Trinità di Casnigo, un’elevazione musicale con cornamuse e zampogne della tradizione europea.
Un evento in cui musica e arte si incontrano in preghiera, denominato “Te Lodiamo Trinità” e coordinato da Luciano Carminati e da “I Bagheter di Giacomo Ruggeri Fagòt”.
“Il titolo – spiega Carminati – non è certo casuale, poiché fa riferimento all’unico brano cantato e riconosciuto sia dalla tradizione cattolica che da quella protestante, in occasione della festa della Ss. Trinità. Esso costituirà, dopo un momento di riflessione e preghiera dell’arciprete don Massimo Cornelli, l’apertura dell’elevazione di domenica e sarà eseguito dai baghètér dell’Associazione “il Baghet” di Casnigo, accompagnati all’organo da Pietro Corna, celebre organaro della Val Gandino”. Il baghèt, per antonomasia legato alla tradizione natalizia, è uno strumento povero, nato e cresciuto tra i pastori. I suonatori erano per la maggior parte contadini, e si ritrovavano nelle stalle d’inverno. Passata l’Epifania, poco prima del carnevale, lo strumento veniva riposto, per essere ripreso agli inizi dell’inverno successivo, a San Martino.
Il programma prevede a seguire la “Pastorale” e “Quanno nascette Ninno”, versione tradizionale del più noto “Tu scendi dalle Stelle”, eseguiti con zampogna e tamburello da Lello La Porta e Peppe Ballachino. Il gruppo Rataplam di Mapello (baghet, voce chitarra e contrabbasso con Giovanni Angelini, Maria Teresa Villa, Lucio Mariani e Alberto Bonfanti) eseguirà “L’ora che pia” (dedicato alla Madonna di Lourdes) e “Sonata a sei campane per baghèt”, legata alle feste patronali della Val Gandino. L’elevazione proposta nel suggestivo contesto del Santuario della Ss.Trinità (la Sistina della Bergamasca) proporrà anche brani eseguiti con la gaita catalana di Francesco Di Francesco accompagnato dalla fisarmonica di Carlo Pastori. Al duo si aggiungerà anche Luciano Carminati con il baghèt per eseguire “Lodiamo Maria”, dedicato alla Madonna delle Lacrime di Treviglio. In programma anche brani eseguiti con la musette francese di Gabriele Coltri e Pietro Locatelli (16 pollici) e Alessandro Chiesa (23 pollici). Legati alla tradizione della Sacra Spina di San Giovanni Bianco e della Madonna della Cornabusa sono i brani proposti dal gruppo Tanaida, composto da Carlo Musitelli (baghet e flauto), Vittorio Grisolia (violino) e Andrea Sigismondi (chitarra).
“In una giornata come questa sottolinea Carminati – non potevano mancare due brani legati alla tradizione della cornamusa scozzese, eseguiti da Carlo Musitelli. Fra questi “Highland Cathedral”. A coronare un pomeriggio davvero intenso ci saranno l’esecuzione di “Santa Maria Strela Do Dia” affidata al giovanissimo Alberto Baccanelli, accompagnato all’organo da Pietro Corna, e la Pastorèla di Casnigo, eseguita con il baghet da Valter Biella accompagnato alla fisarmonica da Giampiero Crotti. “Se oggi siamo qui ad ascoltare ed apprezzare il suono bello e melodico del baghèt – conclude Carminati – lo dobbiamo proprio a Biella e al suo impegno di ricerca legato all’incontro a Casnigo con Giacomo Ruggeri “Fagòt”, ultimo suonatore dell’arco alpino, ancora in grado di raccontare e spiegare repertorio e come veniva costruito lo strumento. Questo ha consentito di salvare la tradizione che diversamente sarebbe andata perduta e di fare di Casnigo dal 2009, con specifica delibera di Consiglio Comunale, “il Paese del baghèt”. Nel palazzo comunale è conservato uno strumento appartenuto a Giacomo Ruggeri, unitamente a quello del casato degli Zilioli (conosciuti come “Fiaì”).

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