Dopo 15 mesi, giorni in prigione e poi a casa, ieri mattina in Tribunale a Brescia è stato assolto con la formula più ampia: quella di non avere commesso il fatto Oscar Bellicini, il 24enne di Bienno prosciolto dall’accusa di aver dato fuoco ai boschi in alta Val Grigna nel gennaio 2017 dove andarono in fumo oltre 220 ettari di prati e boschi.
La Procura, dopo indagini condotte dai Carabinieri, era giunta ad individuare proprio Oscar come colpevole di avere innescato il grande incendio. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori e adottata dai PM , il rogo era frutto di un piano preciso e si volevano creare delle radure in cui la vegetazione non potesse nascondere la selvaggina e in cui l’erba nata da poco li avrebbe attirati, e si volevano anche escludere da quella zona di caccia i regolari possessori di licenza che, per legge, non possono fare battute in un territorio dove c’è stato un incendio per i cinque anni successivi. Così Oscar Bellicini era finito in carcere su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip: 10 giorni dopo il tribunale del Riesame però lo aveva fatto uscire da Canton Mombello dato che mancavano i gravi indizi di colpevolezza e dunque, già quei giudici avevano sentenziato che non c’era prova della responsabilità del giovane. Questa lettura era stata poi fatta anche dalla Cassazione che aveva rigettato il ricorso della Procura contro l’annullamento dell’ordinanza. In questi 15 terribili mesi il 24enne aveva sempre sostenuto con forza che non era stato lui ad innescare quel grande rogo. In aula Oscar Bellicini ha raccontato che il 4 gennaio 2017, giorno in cui era divampato il rogo, in località Nodano, era passato in quella zona per tagliare un albero e che poi era tornato a casa. Erano stati due ciclisti di passaggio a fotografare l’auto riconducibile al giovane Biennese e alla sua famiglia, e che era parcheggiata nei pressi dell’area dove era iniziato l’incendio. Agli atti dell’indagine durata oltre tre mesi erano state acquisite anche le immagini dell’impianto di videosorveglianza posto a valle del punto di innesco e che nei minuti in cui divampò l’incendio registrarono il passaggio proprio della vettura indicata dai ciclisti. Nel corso del processo sono state anche analizzate e prima tradotte dal «camuno all’italiano» perché non immediatamente comprensibili, diverse intercettazioni ambientali con dei dialoghi tra l’unico accusato, il padre ed il fratello mentre parlano proprio degli incendi di inizio 2017. Per la Procura erano prove evidenti, invece elementi che non possono portare ad un’accusa per il Riesame e la Cassazione. Ora è così anche per i giudici di primo grado che hanno pronunciato una sentenza di assoluzione «per non aver commesso il fatto» dopo che invece il pm Ambrogio Cassiani aveva chiesto la condanna a due anni e otto mesi. Oscar era stato arrestato e finito in carcere nell’aprile del 2017: ora dopo 15 mesi questa assoluzione che lascia molti dubbi sulle capacità di certi investigatori di portare avanti accuse infami ma che non cancella i giorni di carcere, le insinuazioni e le difficoltà a dimostrare la propria innocenza.