Le tiepide giornate che stanno caratterizzando questo mese di febbraio se sono piacevoli sotto l’aspetto fisico, si offrono a serie riflessioni su come potrebbe essere la stagione estiva senza un copioso arrivo delle precipitazioni che sono state quantificate in tre mesi di pioggia per tornare ai livelli standard con le riserve ritornate entro la media Il nostro lago, ha dovuto soffrire in questi ultimi anni delle continue richieste di acqua per irrigare i terreni durante i mesi estivi, con picchi nei mesi di luglio e agosto. Gli agricoltori negli ultimi anni hanno avanzato con insistenza la richiesta di una deroga al limite che fissa in -30cm rispetto allo zero idrometrico il limite fissato nel 1933 anno in cui è entrata in funzione la diga di Frosio a Sarnico che da allora regola i livelli del Sebino . Il problema non pare infatti circoscritto alle sole aree di pianura, ma coinvolge purtroppo anche la parte alta delle nostre valli, dove siamo al record negativo. I bacini idroelettrici segnano disponibilità al di sotto del 60% e la poca neve caduta sulle nostre montagne non garantisce, di certo, un qualsiasi recupero. Come al solito arriviamo in ritardo anche se qualcuno già una ventina di anni fa aveva provato a lanciare l’allarme. “Anche in questa occasione dimostriamo la nostra incapacità a gestire i problemi a lungo termine – esordisce Antonio Martinelli a suo tempo capogruppo di maggioranza in consiglio provinciale a Bergamo – Non siamo capaci di vedere il problema al di fuori del nostro spettro visivo e viene il sospetto che ci siano interventi interessati che mettono in difficoltà la rete dei rapporti”. Martinelli, ormai 20 anni fa, si scontrò frontalmente con il Consorzio dell’Oglio per i continui prelievi in favore dell’agricoltura e della produzione di energia elettrica a sud della diga “Il Sebino era sotto pressione – dice ancora l’ex consigliere – Se bisognava garantire acqua all’agricoltura era necessaria una gestione più oculata delle riserve e che tutti si impegnassero a contribuire a mantenere i livelli ad uno stato di garanzia” Invece no, l’allegra comitiva continuava a navigare a vista senza tener conto che poteva succedere quello che si sta verificando. “Non sono così idiota di non capire che siamo in una situazione di estrema emergenza a causa dei mutati scenari ambientali – dice ancora Martinelli – ma voglio fare un esempio locale che si e concretizzato. Mentre in Provincia si stava pensando di utilizzare le cave dismesse lungo l’asta dei fiumi, per riempirle di acqua da utilizzare in momenti di estremo bisogno, a Costa Volpino, ad esempio si concedeva di ritombare la cosiddetta Cava Africa, quella che si trova nelle vicinanze del grande rondò della supestrada. Domani quell’acqua sarà rimpianta, dal lago, dall’agricoltura, dall’uomo. Ma, mentre in una situazione normale hai più alternative da giocare, in una situazione di emergenza hai poche soluzioni. “Non ci rimane altro che stare con lo sguardo all’insù e attendere il passaggio delle nuvole con il loro carico d’acqua. Bisogna cancellare la definizione di brutta giornata quando piove e da umili terrestri operare per quanto ci è dato fare e non abbiamo saputo svolgere al meglio”
Ma secondo gli esperti non saranno sufficienti poche giornate di pioggia a riempire i laghi, dare ossigeno ai fiumi, riempire i bacini della montagna e le falde acquifere: Stando a quanto riferiscono gli studi ci vorrebbero tre mesi di pioggia. Invece, visto l’andamento degli ultimi tempi si scateneranno temporali ed acquazzoni che scivoleranno sul terreno secco e non preparato ad assorbire l’acqua che andrà a danneggiare manufatti e terreni. Uno scenario non proprio piacevole