Il sostituto procuratore del Tribunale di Brescia Antonio Bassolino ha aggiunto il Vicesidnaco di Ceto nel fascicolo sui presunti illeciti nell’ambito di appalti per le opere pubbliche realizzate nel proprio comune. L’ipotesi di reato è quella di turbativa d’asta e sotto indagine sono finiti atti di gara per due opere – una è la scuola del paese – dal valore complessivo di quasi 700mila euro.
Il magistrato ha chiesto la proroga delle indagini dopo l’accelerazione registrata nelle scorse settimane quando un dipendente dell’amministrazione comunale era andato in Procura per raccontare la sua verità e per parlare del presunto sistema che sarebbe stato utilizzato per assegnare gli appalti. I bandi sono passati anche dal tavolo dalla cabina di regia unica dell’Ente Provincia di Brescia, aspetto sul quale la magistratura potrebbe decidere di fare presto maggior luce. Secondo gli inquirenti e dalle dichiarazioni del dipendente pubblico che si è fatto interrogare, a Ceto le assegnazioni sarebbero avvenute pilotando le scelte verso aziende del territorio e vicine a chi amministra. Lo schema prevedeva l’adesione in contemporanea ad un orario prestabilito, ad una ventina di minuti dalla chiusura delle operazioni, dei soggetti interessati ad aggiudicarsi gli appalti. Concorrenti solo sulla carta perché in verità gli imprenditori, praticamente sempre gli stessi, si sarebbero divisi i lavori in fase di esecuzione dell’opera pubblica. Un modo per evitare la concorrenza e garantire per la propria azienda una parte della commessa. Atto illegale e denunciato da un imprenditore rimasto fuori dal giro. Fino ad oggi la sindaca di Ceto Marina Lanzetti si è sempre dichiarata innocente e tranquilla e di essere estranea ai fatti.