Un ulteriore, importante passo per un progetto che negli ultimi anni ha portato nel mondo la devozione e l’arte tessile della Val Gandino. Dallo scorso 27 aprile è ufficialmente aperta al National Museum of Funeral History di Houston (Texas – Stati Uniti) una sezione permanente dedicata a “La sepoltura più nota della storia: la Sindone di Torino”, nella quale è stata esposta una copia in scala 1:1 della Sindone, realizzata nell’ambito del progetto Lino Val Gandino. Alla cerimonia di inaugurazione, coordinata dalla curatrice del Museo Genevieve Keeney Vazquez, hanno partecipato fra gli altri il cardinal Daniel Di Nardo, arcivescovo metropolita di Galveston Houston dal 2006, e Barrie Schwortz, che nel 1978 è stato fotografo e archivista del Progetto di Ricerca sulla Sindone di Torino (STURP).
Il prestito permanente alla prestigiosa sede museale statunitense è stato reso possibile da Museo della Sindone di Torino e Centro Internazionale di Studi sulla Sindone (CISS), segretario Enrico Simonato, che hanno attivamente collaborato dal 2020 con il progetto Lino Val Gandino e reso possibile la collocazione di copie certificate della Sindone in diverse parti del mondo. Oltre all’esemplare tuttora conservato a Gandino, copie “made in Val Gandino” sono collocate al Museo della Bibbia di Washington, Al Cairo in Egitto, a Oviedo in Spagna, a Chambery in Francia (dove la vera Sindone fu conservata per secoli), al Santuario del Perello in Bergamasca. Purtroppo in stand by, per evidenti ragioni, la collocazione di una copia a Mosca.
La riproduzione su lino antico (varietà Eden) della Sindone è il frutto di una filiera tutta bergamasca che ha unito, dal seme al manufatto, enti, volontari ed aziende. Presentato ufficialmente su Rai Uno il Giovedì Santo del 2021, il progetto Lino Val Gandino (www.linovalgandino.com) ha preso le mosse dalla coltivazione del lino a Gandino nell’aprile 2020, in piena pandemia, in un’area di proprietà della famiglia Torri. Grazie al coordinamento di Comune di Peia e Comune di Gandino, il trattamento delle fibre e la filatura sono stati curati dal Linificio Canapificio Nazionale di Villa d’Almè, in collaborazione con Terre de Lin (Normandia, Francia). La tessitura è stata realizzata a Gandino, nella sede di Torri Lana 1885, mentre la stampa digitale a pigmento in altissima risoluzione è stata realizzata da EFI Reggiani a Grassobbio (Bg) grazie alla messa a disposizione da parte del Museo della Sindone di una scansione ad altissima risoluzione.
“Le difficoltà di realizzazione del progetto – spiega Enrico Simonato del Museo della Sindone di Torino – erano essenzialmente due: l’individuazione di un seme di lino in grado di produrre un tessuto il più possibile simile a quello di 2.000 anni fa e l’utilizzo di tecniche di coltivazione, filatura e tessitura simili a quelle antiche. E’ necessario ricordare che le ostensioni della Sindone sono poche poiché il lino tende a ingiallire se esposto per troppo tempo alla luce. Ecco allora che la possibilità di fare copie su un supporto adeguato permette di soddisfare le aspirazioni di tanti fedeli.”.
La sezione permanente al Museo di Houston è affiancata a quella dedicata alle sepolture papali del Vaticano. E’ dominata da una statua dell’Uomo della Sindone costruita dall’artista italiano Luigi Enzo Mattei, usando la Sindone come modello. Vi sono pannelli illustrati sui riti di sepoltura e ricostruzioni degli strumenti di tortura probabilmente usati. “La mostra – ha sottolineato alla stampa la curatrice Keeney Vazquez – propone pannelli illustrati che discutono la storia consolidata e gli studi scientifici sulla Sindone. Presenta i fatti e permette ai visitatori di trarre le proprie conclusioni sull’identità dell'”Uomo del Sindone”. Dal 1992 il Museo Nazionale di Storia Funeraria è un’esperienza educativa come nessun’altra e offre un tour che si stende su un’area di 30.500 metri quadrati di spazio espositivo”.
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