Acqua in bottiglia, test boccia 6 marche su 21: livelli eccessivi inquinante Tfa

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(Adnkronos) –
L'acqua in bottiglia è sicura? Da un recente test di Altroconsumo condotto su 21 marche commercializzate in Italia emerge che non è sempre è esente dagli effetti dell’inquinamento ambientale. In particolare l'analisi rivela tracce dell’inquinante Tfa, appartenente alla famiglia dei Pfas (sostanze perfluoroalchiliche), in diverse bottiglie di acqua provenienti da diverse aree d’Italia (e una dalle Alpi francesi), con 6 marchi bocciati e solo 11 di buona qualità complessiva. Molte marche hanno ottenuto una valutazione solo sufficiente per il parametro degli inquinanti ambientali; sei sono state bocciate con giudizio insufficiente.  La maggior parte delle acque analizzate ha mostrato di contenere Tfa; le uniche acque a risultare esenti da questa contaminazione sono: – Blues Sant’Antonio (Eurospin) – Migliore del Test e Miglior Acquisto (l’acqua più economica della selezione); – Conad Valpura – Ottimo rapporto qualità-prezzo e molto conveniente;- San Benedetto Eco Green Benedicta – Buona qualità e basso impatto ambientale. Viceversa 11 marche su 21 hanno ottenuto un giudizio complessivo buono sulla base della composizione chimico-fisica (sali minerali, nitrati, fluoruri, metalli pesanti); contaminanti come residui di disinfettanti e sostanze derivate dall'imballaggio; imballaggio ovvero il suo impatto ambientale e la maneggevolezza; completezza dell'etichetta.
 Nella parte bassa della classifica si trovano le 6 acque minerali naturali che sono state penalizzate a causa dell’elevata quantità di Tfa e che supera il limite massimo di Pfas totali previsto dalla nuova normativa sull’acqua potabile: – Panna;- Esselunga Ulmeta: – Maniva; – Saguaro (Lidl); – Levissima (anche per elevata presenza di arsenico). La sesta, Fiuggi, ha ricevuto un giudizio negativo a causa dell’impatto ambientale dell’imballaggio e dell’eccesso di arsenico.   Sebbene i dati sulla pericolosità del Tfa (acido trifluoroacetico) per la salute siano ancora limitati, si ipotizza che, appartenendo alla famiglia dei Pfas, possa avere effetti simili sul fegato e sulla salute riproduttiva. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sta rivalutando la sicurezza di questa sostanza alla luce dei nuovi studi disponibili. Al momento non esistono limiti Ue specifici per il Tfa, se non un limite generale sul totale dei Pfas nelle sole acque potabili, che abbiamo usato come punto di riferimento per giudicare anche la qualità dei marchi di minerale analizzati in questo test. Per garantire una buona qualità dell’acqua, sia potabile sia minerale, in futuro, è necessario: vietare la produzione e l’uso dei Pfas; istituire un limite europeo per il Tfa, aggiornato secondo le nuove evidenze scientifiche. Altroconsumo si fa portavoce di queste istanze presso i decisori europei e italiani, chiedendo norme più rigide e controlli più efficaci. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

PUBBLICHIAMO LA REPLICA ALLA NOTIZIA

Siamo per l’ennesima volta sorpresi nel verificare l’approssimazione con la quale Altroconsumo ha rappresentato alcuni risultati analitici relativi a test unilateralmente condotti, di cui ignoriamo le metodiche e che screditano la qualità delle acque minerali italiane.
Vogliamo, innanzitutto, puntualizzare che la sicurezza delle acque minerali naturali presenti in commercio è garantita dalla “limpida” filiera dei controlli – dalla sorgente al prodotto finito – alla quale concorrono le ASL con il supporto analitico delle ARPA, le procedure HACCP delle aziende, le analisi annuali effettuate dalle Università per il mantenimento del riconoscimento ministeriale. Il prodotto finito (la bottiglia) è poi soggetto a frequenti campionamenti presso i punti vendita da parte degli organi competenti (ASL, NAS, etc.) per i successivi controlli analitici di conformità.
Veniamo ora ad esaminare alcune “peculiari” interpretazioni che Altroconsumo propone ai propri lettori in relazione ai risultati di queste indagini:
1. livelli eccessivi di TFA: nei prodotti bocciati è stato trovato in quantità eccessive (secondo i parametri usati per garantire la qualità dell’acqua potabile)
Attualmente, in Italia, non è applicato alcun limite per il TFA nelle acque potabili; una bozza di decreto di modifica del D.lgs. 18/2023 sulle acque potabili propone il limite di 10 μg/L, ma tale bozza non ha ancora trovato attuazione. Pertanto, non esiste allo stato attuale alcun parametro “usato per garantire la sicurezza dell’acqua potabile”. La comunicazione di Altroconsumo è, pertanto, fuorviante, sia in quanto risulta errata nel riferirsi a un limite normativo non esistente sia perché risulta allarmistica quando utilizza il termine “eccessivo”. Eccessivo rispetto a cosa? A un limite che non esiste o ad una personale interpretazione della “evidence based public health”? Un’informazione “trasparente” avrebbe dovuto confrontare i risultati del TFA nelle acque minerali esaminate con le concentrazioni presenti nelle acque potabili e concludere sulla base di tali confronti che l’eventuale presenza di TFA nelle acque minerali è comunque a livelli ben al di sotto di quelli riscontrati mediamente nelle acque potabili.
2. la “presenza” e i “livelli eccessivi” di metalli pesanti quali alluminio, arsenico, manganese e nickel
Premesso che Arsenico e Alluminio non sono metalli pesanti mentre lo sono Manganese e Nichel, è bene ricordare che per tali composti i limiti per un’acqua (minerale o potabile che sia) sono sempre stabiliti su criteri di sicurezza: il limite per l’Arsenico è infatti pari a 10 μg/L sia per acque minerali, sia per acque potabili. Ne consegue, per fare un esempio, che un’acqua contenente 9 μg/L di Arsenico e una contenente 1 μg/L sono equivalenti dal punto di vista tossicologico, cioè entrambe parimenti sicure. Ricordiamo, inoltre, che il Manganese è un elemento essenziale, e quindi è necessario tenerne conto nelle informazioni al consumatore. Ricordiamo, infine, che per l’Alluminio non sono presenti limiti di sicurezza né per le acque minerali (parametro da analizzare ma senza limite) né per le acque potabili (è tra i parametri indicatori con valore a 200 μg/L). Anche in questo caso la modalità di comunicazione è allarmistica e fuorviante per il consumatore.
3. un contenuto elevato di Nitrati in un’acqua minerale naturale può indicare una contaminazione umana della sorgente

I Nitrati sono sali dell’acido nitrico e costituiscono un essenziale nutriente vegetale assorbito dalle piante dal terreno. Sono composti largamente presenti in natura e dotati di elevatissima solubilità in acqua. I Nitrati rappresentano la forma azotata più facilmente assorbibile da parte dell’apparato radicale dei vegetali; una volta assorbiti, vengono utilizzati per la sintesi di sostanze complesse indispensabili per la struttura e la funzione delle piante (proteine, acidi nucleici). I Nitrati sono quindi un componente naturale nella frutta, verdura e cereali. È per questi motivi che i Nitrati sono presenti in tutte le acque (minerali e di rubinetto), e non sono (salvo casi specifici) indicatori di inquinamento. Anche in questo caso la comunicazione di Altroconsumo è allarmistica e fuorviante per il consumatore.
Ettore Fortuna, Consigliere Delegato e Vicepresidente Mineracqua.

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