Nuova intesa tra l’Università degli studi di Bergamo e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ora uniti da un legame, di durata triennale con possibilità di rinnovo, che mira a rafforzare la collaborazione tra le due istituzioni nell’ambito della didattica e della ricerca scientifica, con particolare riferimento all’ingegneria biomedica.
L’accordo, sottoscritto dal Rettore dell’Università degli studi di Bergamo, prof. Sergio Cavalieri, e dal Direttore dell’Istituto Mario Negri, prof. Giuseppe Remuzzi, è stato presentato lunedì 3 marzo presso la sede del Rettorato in via Salvecchio. Alla firma hanno partecipato, in rappresentanza dell’Ateneo orobico, il prof. Andrea Remuzzi e la ricercatrice Chiara Emma Campiglio del Dipartimento di Ingegneria Gestionale, dell’Informazione e della Produzione, mentre per l’Istituto Mario Negri hanno partecipato la dott.ssa Michela Bozzetto e la dott.ssa Anna Caroli del Dipartimento di Bioingegneria.
La convenzione prevede la realizzazione di attività formative per gli studenti di UniBg, dai corsi di laurea triennale e magistrale fino ai dottorati di ricerca; lo sviluppo di progetti di ricerca congiunti in ambiti di interesse comune e l’istituzione di un laboratorio congiunto di meccanobiologia per la medicina, che consentirà lo svolgimento di studi avanzati nel settore, sfruttando le attrezzature e le competenze tecnico-scientifiche di entrambe le istituzioni e favorendo lo scambio di conoscenze e l’integrazione tra didattica e ricerca applicata. L’Università degli studi di Bergamo metterà a disposizione le proprie attrezzature e competenze presso la sede di Dalmine, mentre l’Istituto Mario Negri ospiterà attività di ricerca presso la sede del Centro Anna Maria Astori di Bergamo e del Centro di Ricerche cliniche per le malattie rare “Aldo e Cele Daccò” di Ranica.
L’accordo tra UniBg e IRCCS Mario Negri si inserisce in una cornice di attività già avviate tra i due enti, legati anche dal partenariato del Centro di Ateneo per la Longevità in salute (Centre for Healthy Longevity – CHL), che prende origine dall’impegno nell’ambito Stili di vita, salute e benessere della persona espresso nel Piano Strategico di Ateneo 23-27, e dal corso di dottorato Health and Longevity PhD Program.
“I progressi della medicina sono sempre più basati sullo sviluppo di tecnologie che costituiscono oggi una parte preponderante delle attività di medici e infermieri – spiega il Rettore, prof. Sergio Cavalieri –. Lo sviluppo e l’utilizzo di questi sistemi richiede una sempre più stretta collaborazione tra medici e ingegneri. Anche nell’ambito dell’area ingegneristica dell’Università di Bergamo, si sono sviluppate nuove aree di ricerca nel settore dell’ingegneria biomedica: è proprio in base alla stretta collaborazione tra ingegneri, medici e biologi che si possono fare progressi nella ricerca e nella clinica. Presupposto di queste attività di ricerca sono le attività didattiche dell’Università degli studi di Bergamo nell’area della salute: circa dieci anni fa è stato infatti attivato un corso di Laurea Triennale in ‘Ingegneria delle Tecnologie per la Salute’, seguito dal corso di Laurea Magistrale in ‘Medical Engineering’. La collaborazione instaurata con l’Istituto Mario Negri rappresenta un ulteriore, fondamentale passo per rafforzare l’asse tra formazione e ricerca scientifica.”
Soddisfazione espressa anche dal Direttore dell’Istituto Mario Negri, prof. Giuseppe Remuzzi: “Da diversi anni i nostri due enti collaborano per svolgere in modo congiunto attività di ricerca scientifica in ambito biomedico e di supporto alla didattica, in particolare nell’ambito della bioingegneria, della biologia cellulare, dell’elaborazione delle immagini medicali, delle patologie vascolari e renali. Il rinnovo del contratto di collaborazione permetterà di incrementare la qualità delle attività didattiche e di ricerca favorendo la formazione e l’occupazione dei giovani, sia a livello della ricerca scientifica in ambito biomedico che della cura e dell’assistenza.”
“Oggi – continua il prof. Andrea Remuzzi –, l’istituzione del laboratorio congiunto di Meccanobiologia permetterà di portare avanti progetti di ricerca con un approccio multidisciplinare, in una nuova area di ricerca. Le recenti scoperte di come le cellule dell’organismo rispondono non solo a complesse reazioni biochimiche ma anche alle forze fisiche, sono state anche oggetto di un recente premio Nobel. Obiettivo del laboratorio congiunto è proprio quello di sviluppare questi studi, che possono avere successo solo se ingegneri, medici e biologi riescono a parlare lo stesso linguaggio e a collaborare tra di loro.”
La dott.ssa Michela Bozzetto conclude: “La meccanobiologia applicata alla medicina offre la possibilità di curare gli stati patologici mediante interventi basati sulla manipolazione delle proprietà meccaniche di molecole, cellule e tessuti, portando la medicina verso una nuova frontiera. Queste ricerche sono basate su un approccio multidisciplinare e l’obiettivo della collaborazione in questo ambito è proprio quello di studiare insieme la meccanica a livello cellulare e la sua influenza sulla biologia di cellule e tessuti, con un conseguente impatto sulla comprensione dei processi patologici.”