“Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno” recita la prima delle tre leggi della robotica scritte dallo scrittore Isaac Asimov. Ma quella che, cento anni fa, era fantascienza oggi è (quasi) realtà, anche – e soprattutto – in ambito clinico. A dimostrarlo il secondo convegno dedicato alla neuroriabilitazione attraverso l’utilizzo della robotica promosso dall’Associazione Genesis in collaborazione con l’Istituto Clinico Quarenghi e l’Ordine dei Fisioterapisti di Bergamo, svoltosi sabato 1 luglio a San Pellegrino Terme, nella sempre splendida cornice del Centro Congressi dell’Hotel Bigio.
Tanti i temi trattati in quel di San Pellegrino Terme, dalla Classificazione dei dispositivi robotici alla riabilitazione dell’arto superiore passando per integrazione di tecnologie avanzate, technology home, serious game e sistemi indossabili. A chiudere il simposio è proprio il tema dell’etica nella riabilitazione robotica, argomento presentato da Padre Carlo Casalone, collaboratore della Sezione scientifica, Pontificia Accademia per la Vita, Santa Sede (Roma).
“Le rivoluzioni scientifiche – spiega Casalone – hanno cambiato il modo in cui noi ci comprendiamo, non solo la nostra realtà, ma trasformano tutto il sistema di relazioni e quindi la comprensione che abbiamo della realtà stessa. L’uomo non è un’animale, non ha istinto, ma è “naturalmente tecnico”, può sopravvivere solo se trasforma l’ambiente con interventi tecnici e poi tecnologici”. E così l’intelligenza artificiale e quindi la robotica “ci fanno entrare in un universo scientifico che simula le relazioni umane, che fa svolgere a delle macchine delle simulazioni e modi di agire simili a quelli dell’essere umano. Che non riproduce però intelligenza e attività umana”.
È quindi importante chiedersi “di chi è la responsabilità dell’utilizzo di queste macchine, visto che agiscono in modo parzialmente autonomo, ma non di loro iniziativa. Dobbiamo evitare di sottoporci e adattare il nostro universo mentale e operativo alla ‘dittatura’ degli algoritmi – sottolinea Casalone -, delegando loro delle funzioni che non sempre è meglio delegare. La sfida è quindi quella di servirci di questi dispositivi e non asservirci a loro. L’unica possibilità per vincere questa sfida è con la formazione e l’assunzione di responsabilità a vari livelli, quella che abbiamo definito ‘Etica by design’ e cioè che tutta la filiera produttiva di questi dispositivi venga coinvolta. Dobbiamo assumerci la responsabilità collettivamente. La tecnologia lasciata solo al mercato si muove secondo logiche che non rispettano i diritti di tutti. I cambiamenti sono benvenuti, fanno parte del cammino dell’umanità, ma dobbiamo fare attenzione affinché questi avvengano in un tempo tale che sia possibile moderarne gli aspetti”.
Aspetti che hanno rivoluzionato, ormai da diversi anni, le possibilità riabilitative dei malati neurologici, come sottolinea il dottor Giampietro Salvi, presidente dell’Associazione Genesis e responsabile scientifico del convegno: “È il secondo incontro che facciamo a San Pellegrino Terme. La robotica in questi anni ha fatto passi da gigante e noi abbiamo riunito, ancora una volta, i maggiori esperti mondiali in questo settore. Ci siamo confrontati su come usare usare i robot, su chi usarli e per quanto tempo. Abbiamo fatto la programmazione di quello che sarà il futuro e affrontato anche la questione etica, che in questo momento di difficoltà sociale ci spinge ad essere ancora più responsabili. Dobbiamo quindi farci trovare pronti ed essere formati. L’anno prossimo il terzo appuntamento ancora a San Pellegrino. Nel frattempo confidiamo che la robotica possa diventare più accessibile per i nostri pazienti e per questo servirà anche l’aiuto delle istituzioni”.
“La robotica offre la possibilità di registrare parametri numerici in grado di caratterizzare in modo oggettivo le funzioni motorie e cognitive di ciascun paziente e quindi permettono di analizzare l’andamento di un trattamento riabilitativo – spiega il Prof. Stefano Mazzoleni, docente di Bioingegneria presso l’Università di Bari e responsabile scientifico del convegno insieme a dottor Salvi – Bisogna ricordare che l’algoritmo non sostituisce l’operatore sanitario, ma è un supporto per l’operatore stesso; come nel caso dei robot, lo specialista non viene sostituito, ma aiutato, per questo dobbiamo capire come utilizzare al meglio questi strumenti”.