Giornata di studi presso il centro congressi Bigio di San Pellegrino Terme. Sabato 6 luglio si è infatti svolto il convegno “Robotica e tecnologie per la neuroriabilitazione” promosso dall’Associazione Genesis in collaborazione con l’Istituto Clinico Quarenghi, l’Ordine dei Fisioterapisti di Bergamo e l’Associazione Amici Traumatizzati Cranici (AATC). Nel corso della mattinata, tra i numerosi interventi, c’è stato anche spazio per un riconoscimento a sorpresa: il premio “Bruno Quarenghi, tecnologia ed innovazione” alla sua prima edizione.
È stato infatti premiato il prof. Stefano Mazzoleni del Politecnico di Bari, tra i più importanti profili italiani nell’ambito della robotica biomedica, presentato dal dottor Giampietro Salvi, presidente dell’Associazione Genesis e neurologo presso l’Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino Terme: “Questi convegni sono dedicati alla memoria di Bruno Quarenghi (direttore tecnico dell’Istituto Clinico Quarenghi di San Pellegrino Terme per oltre 50 anni e scomparso nel maggio 2023 ndr), così abbiamo deciso di istituire un premio a suo nome. Con lui c’erano una visione e un ascolto davvero empatici, questo riconoscimento viene attribuito oggi a Stefano Mazzoleni, che ci aiuta ad organizzare questi convegni ” racconta Salvi, prima di premiare Mazzoleni.
Come detto, una giornata pregna di contenuti e conferenze. Ad esempio, Stefania Oresta, ricercatrice dell’Imt di Lucca, che ha esposto le proprie ricerche nell’ambito della stimolazione vestibolare durante il sonno tramite un letto robotico di nuova generazione, Sonnomat Casa. L’obiettivo è portare benefici alla qualità del sonno e della vita dei pazienti neurologici, anche minori, o pazienti post-ictus. Non solo, l’apparecchio potrebbe anche essere usato in contesto lavorativo, per migliorare le prestazioni attraverso power-nap. “Una terapia piacevole e non invasiva” aggiunge il dottor Salvi.
Robert Riener dell’Eth di Zurigo fa il punto sull’uso degli esoscheletri nella medicina riabilitativa. I robot aiutano nella cura dei pazienti, con veri esoscheletri che permettono maggiori e diversi movimenti durante la fisioterapia, migliorando l’equilibrio e il comfort e aumentando la distanza di camminata. Mauro Zampolini, presidente del comitato esecutivo sezione PRM dell’Uems, interviene in merito all’uso dell’IA nel campo della riabilitazione. I modelli di linguaggio generativo vengono infatti impiegati con training specifici per addestrarli nella conoscenza medica. In questo i modelli linguistici diventano utili nella ricerca scientifica, ad esempio, riassumendo la letteratura corrente circa un argomento.
È allora il momento di Manuel Catalano dell’Istituto di Tecnologia di Genova, che si è concentrato soprattutto sulle protesi delle mani, fino a quelle robotiche. Si tratta di veri gioielli della tecnologia: in questo senso, è allo studio un nuovo modello di protesi in grado di variare la presa a seconda dell’oggetto da afferrare, con un meccanismo in grado di adattarsi e anche di modulare la forza della stretta. Maria Fossati, dell’IT di Genova, utilizza proprio una di queste protesi e si concentra sul design delle stesse e sull’accessibilità dei sistemi complessi. “La presenza di persone con disabilità è fondamentale, le loro necessità devono essere al centro del progetto, qualunque intervento deve partire da lì: si applica anche alla mia mano robotica”.
L’approccio parte dunque dall’utente, ma anche da quello del medico: la protesi è un sistema, su cui intervengono parecchi fattori, tutto ciò si riflette sulla presa. Proprio a proposito dell’interfaccia uomo-ambiente, Fossati racconta del Cybathlon, la competizione organizzata a Zurigo per atleti/piloti con protesi. Le sfide nelle diverse stazioni variano dall’accendere una candela all’aprire una bottiglia, fino al prendere una penna o avvitare una lampadina: compiti per cui è necessario che la mano si adatti. Tutte operazioni possibili grazie al costante lavoro di ricerca e all’impegno nella riabilitazione.