Un’antichissima tradizione che torna a vivere, dopo gli anni della pandemia, nel rinnovato contesto di un borgo tutto nuovo. E’ tornata dopo anni a Barzizza, nella notte fra sabato 11 e domenica 12 maggio, l’antica tradizione dei “pendolocc”.
“Ogni anno – sottolinea in uno studio il prof. Pietro Gelmi unitamente al barzizzese Battista Suardi – nella settimana in cui cadeva la festa dell’Ascensione, si svolgevano a Barzizza le Rogazioni, processioni a carattere propiziatorio, per impetrare dal cielo la fecondità dei campi e la protezione contro le intemperie. Erano la riesumazione cristiana di antichissimi riti pagani legati al culto della terra, la «Grande Madre». Le Rogazioni si tenevano dal lunedì al mercoledì, seguendo un ordine e degli itinerari ben definiti, consacrati dalla tradizione. La festa dei pendolòcc, termine dialettale, caratteristico ed esclusivo, col quale si indicano a Barzizza i fiori del maggiociondolo, si celebrava furtivamente nella notte fra il mercoledì e il giovedì (la notte dell’Ascensione). I maschi, celibi e sposati, ma in prevalenza giovani, tappezzavano la piazza dell’arengo (l’attuale piazza Duca d’Aosta) e le strade del centro urbano con rami fioriti di maggiociondolo. Un’attenzione del tutto particolare era riservata alle porte e alle finestre delle ragazze da marito e delle zitelle. I rami erano stati recisi nel corso della giornata e accuratamente riposti in grossi fasci, affinché i fiori potessero conservare la loro freschezza per la notte della festa. La raccolta avveniva sulle pendici del Monte Farno, preferibilmente in una valle chiamata appunto “Al de pendolòcc” (Valle dei Maggiociondoli), che scende dalla pozza del Gervàs fino a immettersi nella “Al dol Tass” (Valle di San Lorenzo o dei Fontanelli). All’individuazione delle frasche più belle e lussureggianti da destinare al taglio si provvedeva nel corso della settimana antecedente. Ma altri elementi curiosi e peculiari entravano in quell’antica tradizione popolare. Nella piazza e per le strade l’allegra brigata dei maschi spargeva in abbondanza strame (patösc) e prezzemolo selvatico. I più estrosi si cimentavano a disegnare con la calce figure di capre sui muri delle case e – laddove possibile – per terra, davanti alle porte d’ingresso. Alle finestre si appendevano anche rozzi e buffi pupazzi di stoffa imbottita di fieno o di paglia, sempre raffiguranti capre. Il tutto si svolgeva in poche ore, nel silenzio e quasi di nascosto. Al mattino prima dell’alba le donne avevano già ripulito completamente la piazza, le strade e i muri delle case, in gara col tempo e con i maschi canzonatori. Il nuovo giorno sorgeva come se nulla fosse avvenuto, ma chi entrava in chiesa poteva assistere a un’insolita parata di fiori di maggiociondolo posti ad ornamento dell’altar maggiore e di quelli laterali”. Quest’anno, evitando eccessi riscontrati negli anni passati, i “pendolocc” sono stati utilizzati per fini decorazioni attorno a piazza Duca d’Aosta e nei pressi della parrocchiale. Un ritorno al passato che ha raccolto consensi.
CASE DELLA COMUNITA’: LEGAMBIENTE BASSO SEBINO, INVESTIMENTI
Tra i tanti aspetti negativi del PNRR, 200 miliardi di spesa a debito senza analisi costi-benefici, come il progetto dei treni ad Idrogeno della Brescia